pubblicata nel TI INFORMO ... luglio agosto 2012

intervista al Prof. Agostino Naso

 

Pr. Agostino Naso

Abituati a leggere le marche dei reni artificiali, sicuramente la NxStage Medical può ricordare qualcosa a pochi. La società è stata fondata nel 1998 ed ha sede a Lawrence nel Massachusetts, Stati Uniti. Produce e commercializza prodotti per la dialisi. Produce, soprattutto, il sistema NxStage One (System One) che è un rene artificiale portatile per l’emodialisi domiciliare. Distribuisce i prodotti anche in Italia. Questa macchina è stata pensata soprattutto per l’utilizzo domestico, l’idea di base è rivoluzionare l’emodialisi domiciliare come la conosciamo oggi.

Il sistema One include un dispositivo portatile compatto elettromeccanico contenente pompe, meccanismi di controllo, sensori di sicurezza e di acquisizione dati, la cartuccia NxStage, incorpora un sistema di gestione fluido volumetrico con annesso dializzatore, e dializzato premiscelato per l’emodialisi in sacche sterili da cinque litri, facile da utilizzare per i comandi ben visibili e semplificati posti sul frontale. Ha le connessioni idrauliche e la presa elettrica semplici e standard per minimizzare l'impatto sulla casa. Ha le dimensioni di 38 x 38 x 46 cm, pesa circa 34 kg. È custodito in un trolley da viaggio facilmente trasportabile.

Ce ne occupiamo, in quanto questo nuovo sistema si sta diffondendo in Italia. Ne siamo venuti a conoscenza a seguito della presentazione effettuata a Padova il 3 luglio scorso. Ed è con il Professor Agostino Naso, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia 2 dell’Azienda Ospedaliera di Padova, che ne abbiamo parlato per approfondirne la conoscenza e capirne l’utilizzo. Con il Professor Naso non abbiamo parlato degli aspetti scientifici della metodica, ma degli aspetti pratici che più possono interessarci.

Domanda: Professor Naso, a quanto si legge questa è la rivoluzione della emodialisi domiciliare, dato che non è un rene artificiale come lo conosciamo nei centri ambulatoriali. Che caratteristiche ha e che frequenza di sedute consente?

Il NxStage One in uso

dal sito insandoutsofdialysis.com

Risposta: Questo rene consente delle dialisi di 2/3 ore, secondo le necessità e permette di poter effettuare la dialisi con una frequenza di 5 o 6 sedute la settimana, evitando lunghi periodi tra una seduta e l’altra per permettere all’organismo una depurazione quasi continua. Dobbiamo precisare che questo sistema non è alternativo alla dialisi peritoneale domiciliare, ma all’emodialisi trisettimanale ambulatoriale. Nella nostra struttura, dove trattiamo oltre 200 pazienti con 2 centri satelliti, il programma di dialisi peritoneale domiciliare continua regolarmente.

Domanda: La prima obiezione che ci è stata posta, e le riportiamo sono i costi, nella Regione Lazio l’emodialisi domiciliare viene remunerata con circa 112,00 Euro a seduta, contro le 172,00 della seduta ambulatoriale trisettimanale, quindi costi maggiori?

Risposta: Posta la domanda in questi termini, è chiaro che, essendo il trattamento con NxStage più frequente (5/6 sedute/ settimana) rispetto alle 3 sedute settimanali dell'emodialisi tradizionale, vi è un modesto incremento dei costi (di appena 44 Euro alla settimana). Va però considerato il risparmio dei costi indiretti relativi all'emodialisi. Una depurazione più frequente consente infatti di risparmiare su farmaci molto costosi, come l'eritropoietina e i chelanti del fosforo; i ridotti incrementi ponderali interdialitici associati alla terapia con NxStage permettono un migliore controllo dell'ipertensione arteriosa e una riduzione dei farmaci ipotensivi impiegati per il suo trattamento. Da sottolineare inoltre il risparmio legato al personale infermieristico, ai trasporti e la migliore riabilitazione socio-lavorativa che il trattamento domiciliare comporta.

Domanda: Professore nella scheda tecnica del NxStage One, reperita dal sito della società, si legge che non necessita di particolari impianti idrici ed elettrici, cosa significa?

Il NxStage One in viaggio

dal sito nxstage.com

Risposta: A dispetto degli ottimi risultati conseguiti dall'emodialisi domiciliare sulla sopravvivenza, sulla qualità di vita e sull'abbattimento dei costi socio-sanitari, dopo una fase di crescita negli anni '80 del secolo scorso, l'adozione di questa modalità di trattamento si è tuttavia progressivamente ridotta fino a rappresentare una percentuale trascurabile del tipo di dialisi cui oggi sono sottoposti i pazienti con insufficienza renale terminale. Le ragioni del sempre minore ricorso all'emodialisi domiciliare sono molte ed includono tra esse la complessità del sistema dialitico e dei processi di trattamento dell'acqua utilizzata per la preparazione della soluzione di dialisi, la necessità di spazi adeguati, l'allestimento di opere idrauliche ad hoc e lunghi peridi di addestramento dei pazienti e dei loro partner. Ebbene, queste barriere all'emodialisi domiciliare sono oggi superabili grazie all'apparecchiatura NxStage. L'apparecchiatura infatti utilizza un circuito extracorporeo preassemblato e come liquido di dialisi soluzioni in sacche preconfezionate (circa 20/25 litri per seduta). Il consumo elettrico è paragonabile a quello di un normale elettrodomestico.

Domanda: Ma lo spazio per le sacche da utilizzare più filtri, materiali monouso e dei contenitori con i rifiuti ospedalieri, occupano spazio in casa?

Risposta: non molto. Nel contratto stipulato con la ditta, questa assicura le consegne dei materiali ed il ritiro dei rifiuti speciali, che viene effettuato con frequenza settimanale. Possiamo dire che gli spazi da predisporre a magazzino sono simili a quelli occorrenti per la dialisi peritoneale.

Domanda: Sempre dalla scheda tecnica si rileva la facile trasportabilità del rene con il trolley, ma il materiale di uso?

Risposta: Quando la macchina è chiusa nel trolley è una normale valigia che viaggia con chi la utilizza con il materiale recapitato dall’azienda là dove viene richiesto.

Domanda: Professore, un’altra obiezione che ci è stata posta è il maggior utilizzo dell’accesso vascolare, come è stato risolto?

Risposta: Non occorrono accessi vascolari particolari, se non una buona fistola. La paziente di 55 anni che abbiamo noi inserito nel programma utilizza regolarmente la fistola artero-venosa che ha, pungendola con i 2 aghi ad ogni seduta. Per facilitare l’accesso alla fistola si può utilizzare il sistema Botton-hole (puntura ad occhiello) che riduce i tempi di apprendimento del partner per la puntura dell'accesso vascolare e che è anche meno dolorosa.

Domanda: Professore secondo lei quali sono le prospettive future di questo metodo di emodialisi domiciliare?

Il rene visto da vicino

Risposta: Secondo l'attuale epidemiologia dell'insufficienza renale in dialisi, ritengo che possono effettuare le l’emodialisi domiciliare dal 5 al 10 % dei pazienti in trattamento; in particolare il sistema dialitico può essere adottato per pazienti che non vogliono o non possono effettuare la dialisi peritoneale domiciliare o per quelli che non possono più effettuarla, devono perciò essere immessi in un programma di emodialisi, e che sono già in grado di autogestire a domicilio la terapia della loro malattia.

Inoltre non ci sono limiti di età, basta una media cultura di base ed un partner che ha frequentato il corso di formazione. La durata di apprendimento è di circa 1-2 mesi, data la semplicità dell'apparecchiatura, la facilità del suo utilizzo e la semplicità del montaggio del circuito extracorporeo. In conclusione è una ulteriore opzione terapeutica per chi voglia curarsi a casa, autogestendo la propria malattia.

Ringraziamo il professor Agostino Naso per l’intervista telefonica ed il tempo che ci ha dedicato, ripromettendoci di tornare presto sull’argomento, in quanto sappiamo che alcuni medici della nostra regione sono interessati alla tecnica.

Roberto Costanzi


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