Xenotrapianto la ricerca


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ultima modifica 14/04/2024

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Con il termine xenotrapianto (dal greco xeno, che significa estraneo) si intende il trapianto di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse.

 

Documento della Pontificia Accademia Per la Vita  La prospettiva degli Xenotrapianti Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche 26.09.2001

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5 Aprile 2024 Prof. Loreto Gesualdo “E’ ora di cambiare legge su xenotrapianti in Italia”

 

Prof. Loreto Gesualdo

(Adnkronos) – "Se saranno apportate opportune modifiche alla legge 40/2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) sulla sperimentazione animale che attualmente vieta l'uso degli animali transgenici – e questo è il momento per farlo – cambierà il panorama dei trapianti. Gli xenotrapianti, l'innesto di organi animali negli esseri umani, potrebbero diventare una realtà anche in Italia entro i prossimi 5 anni. Si potrebbe determinare un mutamento sostanziale nel campo dei trapianti, permettendo di eliminare la carenza di organi attraverso una combinazione di xenotrapianti, intelligenza artificiale, medicina rigenerativa e organi bioartificiali". Ne è convinto Loreto Gesualdo, ordinario di Nefrologia presso l'Università di Bari e presidente della Fism, Federazione delle società medico-scientifiche italiane, che con l'Adnkronos Salute commenta la storia del primo paziente vivente al quale è stato da poco trapiantato un rene di maiale transgenico.  "Il ritorno a casa di Richard 'Rick' Slayman, il 62enne al quale è stato trapiantato con successo un rene di maiale geneticamente modificato lo scorso 16 marzo, rappresenta una svolta epocale – afferma Gesualdo – La notizia che il paziente sta bene è una fonte di grande gioia per tutti noi. Questo successo rappresenta una vera rivoluzione nel campo dei trapianti, potrebbe permetterci anche in Italia di abbattere le liste di attesa e allontanare il ricorso alla dialisi". Per questo motivo, l'Istituto di Nefrologia, Dialisi e Trapianto del Policlinico di Bari ha avviato una collaborazione con il gruppo dei chirurghi veterinari diretto da Antonio Crovace e afferente al DiMePre-J dell'Università di Bari-Aldo Moro. "Questa collaborazione – spiega il nefrologo – ha l'obiettivo di aprire nuove strutture in grado di produrre e mettere a disposizione organi di maiale per i pazienti. Tutto ciò – precisa – sarà possibile solo dopo che saranno state apportate opportune modifiche alla legge 40/2004 sulla sperimentazione animale che attualmente vieta l'uso degli animali transgenici" in Italia.  "Poiché lo xenotrapianto è una tecnica fortemente in fase di sviluppo e sperimentazione, è auspicabile – aggiunge Gesualdo – che in futuro possano essere modificate le normative vigenti per regolamentarne l'applicazione in Italia. Pertanto, è nostro dovere investire in queste nuove applicazioni cliniche. D'altronde come possiamo progredire, arrivare alle applicazioni cliniche, senza ricerca di base?".  Per l'esperto esiste attualmente "una zona d'ombra nella legislazione sui trapianti da animali all'uomo, dove le normative non forniscono una guida chiara e completa riguardo ai protocolli etici" e alle "responsabilità legali associate a questa pratica innovativa". In Italia ad oggi – secondo i dati del Centro nazionale trapianti – sono in lista per un trapianto di rene circa 6mila pazienti, per un'attesa media di 3 anni e 2 mesi "durante i quali registriamo ogni anno una mortalità del 15% (pari a 900 pazienti deceduti ogni 12 mesi) in trattamento sostitutivo con dialisi. Davvero troppi" conclude il nefrologo.

legge 40 2004

 

e' possibile la ricerca per lo xenotrapianto in Italia? SI, ma solo fino al 1° luglio 2025, per ora

 

In Italia fino all' 1°luglio 2025 continuerà a essere possibile la sperimentazione animale negli studi sugli xenotrapianti d'organo e sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano i farmaci.

Lo stabilisce la legge 25 febbraio 2022, n. 15. "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi".

Sarà ancora possibile, fino al primo luglio 2025, procedere con la sperimentazione animale nelle ricerche sugli xenotrapianti e sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano i farmaci.

La proroga riguarda l'articolo 42 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, e sospende i divieti fino al 1 luglio 2025, accordando un periodo più lungo come richiesto dal mondo della ricerca.

Ma perché la proroga per effettuare la ricerca sugli animali? In Italia c’è una norma che mette al bando la ricerca ci riferiamo al decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, “Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici” tra cui la possibilità di svolgere dei test sugli animali sul trapianto di organi tra specie diverse (procedura detta “xenotrapianto”).

Il decreto 26/2014 doveva recepire la normativa europea che consente la ricerca, ma ha ricordato il Comitato Nazionale per la Bioetica nel 2020 è in difformità con l’articolo della Direttiva europea 2010/63 in materia di protezione di animali a fini scientifici, recepita dall'Italia, ma con lo scopo di bloccarla.

Quindi bene che si possa svolgere la ricerca, sperando che il decreto 26/2014 in deroga dal 2014 possa essere definitivamente modificato. Ora ci aspettiamo notizie di istituti italiani che intraprendano questi studi, e che non dobbiamo dipendere solo dagli studi, benemeriti, di altri paesi.

 

decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26

 

Comitato Nazionale di Bioetica sperimentazione animale con riferimento ai divieti posti dal D.L. 26/2014 in merito agli xenotrapianti e alle sostanze di abuso 27 marzo 2020

 

 

Documento della Pontificia Accademia Per la Vita

La prospettiva degli Xenotrapianti

Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche

26.09.2001

Prima che lo xenotrapianto possa diventare una realtà clinica, è necessario risolvere alcuni problemi pratici. Uno di essi è il rigetto. Un altro problema è assicurare il corretto funzionamento del trapianto nel nuovo ospite, superando la barriera di specie. Inoltre vi è la necessità di minimizzare la possibilità di introduzione, attraverso il trapianto, di nuovi agenti infettivi nell’uomo. Oltre ai problemi scientifici, lo xenotrapianto solleva poi altre questioni che richiedono considerazioni di natura teologica, antropologica, psicologica ed etica, nonché l'esame di problematiche legali e di questioni procedurali

La problematica relativa alla tutela dell'identità personale del paziente ricevente costituisce un punto cardine non solo per l'antropologia filosofica, ma anche per la teologia morale, come dimostrano alcuni pronunciamenti ufficiali del Magistero in tema di xenotrapianti, che la indicano come uno dei criteri fondamentali di liceità dello xenotrapianto. Prima Pio XII (Discorso all'Associazione Italiana Donatori di cornea ed ai Clinici Oculisti e Medici legali, 14 Maggio 1956), successivamente Giovanni Paolo II (Discorso al 18° Congresso Internazionale della Società dei trapianti, 29 Agosto 2000), hanno chiaramente affermato la liceità, in linea di principio, di tale procedura terapeutica, a condizione che "l'organo trapiantato non incida sull'integrità dell'identità psicologica o genetica della persona che lo riceve" e "che esista la provata possibilità biologica di effettuare con successo un tale trapianto, senza esporre ad eccessivi rischi il ricevente". Accanto alla tutela dell'identità personale, in questi pronunciamenti magisteriali viene indicato un secondo criterio di liceità dello xenotrapianto: si tratta dell'argomento del rischio sanitario. Per il resto, dal punto di vista della teologia morale, valgono per gli xenotrapianti le condizioni etiche richieste per ogni altro tipo di trapianto.

La Pontificia Accademia Per la Vita, non ritiene che il documento debba addentrarsi in questioni procedurali politico-legislative. Si sottolinea, però, l'importanza e l'opportunità che si giunga al più presto, attraverso un reale coordinamento ai vari livelli, alla sostanziale convergenza della normativa internazionale in materia; essa, da una parte, deve stabilire le regole per la prosecuzione della ricerca scientifica, garantendone la validità e la sicurezza, dall'altra deve vigilare sulla salute dei cittadini coinvolti e sui potenziali rischi (soprattutto infettivi) connessi agli xenotrapianti; inoltre, essa dovrà offrire i criteri per organizzare le necessarie campagne d'informazione rivolte alla popolazione intera.

Il documento si conclude col sincero auspicio che lo sforzo d'indagine profuso da coloro che hanno collaborato alla stesura - scienziati,giuristi, teologi e bioeticisti - possa rappresentare un concreto contributo allo sviluppo della discussione sull'importante tema degli xenotrapianti, oltre che una ulteriore espressione della sollecita attenzione della Chiesa Cattolica nei confronti di problemi connessi con la malattia e la sofferenza umana.

Il testo completo del documento della Pontificia Accademia per la vita

 

L'Italia nello studio per gli xenotrapianti fa la sua parte dal 1966.

Studi e interventi in Italia

 

10 maggio 1966 Roma il primo xenotrapianto "da vivente"

 

2009 Italia a Cremona nasce il progetto di Avantea srl

 

2011 In Italia a Padova ad un primate a cui era stato trapiantato un rene di maiale

 

 

2021 - 2024 dagli Stati Uniti d'America 6 xenotrapianti, segno della ripresa della ricerca clinica

 

 

Prof. Leonardo V. Riella

16 marzo Boston primo xenotrapianto di rene di maiale su un uomo vivo.

La notizia approfondita il più possibile in rete su più siti, merita di essere letta e aggiornata nei prossimi mesi.

Dopo lunghi studi, i primi 3 trapianti di rene su persone clinicamente morte siamo arrivati al primo su una persona viva. Un passo avanti importante per la ricerca per arrivare in futuro a poter meglio curate le malattie renali e chi necessita di un  trapianto.

Il rene di un maiale geneticamente modificato è stato trapiantato in un uomo, di professione supervisore del dipartimento statale dei Trasporti, di 62 anni Richard "Rick" Slayman di Weymouth, (Massachusetts), al Massachussets General Hospital (MGH) di Boston. I chirurghi del Mass General Transplant Center hanno condotto l’intervento, durato quattro ore, sabato 16 marzo.

Richard "Rick" Slayman soffre di diabete di tipo 2 e ipertensione da molti anni, aveva già ricevuto un trapianto di rene da un donatore deceduto nel dicembre 2018, eseguito presso MGH da Kawai, dopo essere stato in dialisi sette anni.

Il rene trapiantato ha mostrato segni di cedimento circa cinque anni dopo e Slayman ha ripreso la dialisi nel maggio 2023. In dialisi, ha riscontrato gravi complicazioni ricorrenti nell’accesso vascolare che hanno richiesto visite in ospedale ogni due settimane per le revisioni chirurgiche, con un impatto significativo per la sua qualità di vita era comunque in lista di attesa per un secondo trapianto.

Ha spiegato il Dr. Winfred Williams del Mass General, nefrologo medico curante di Slayman che stava diventando sempre più scoraggiato, diceva di non poter proprio andare avanti così. Quando il Dr. Williams ha proposto di ricevere un rene di maiale, dopo molte domande Slayman ha deciso di procedere.

Secondo quanto riportato nel comunicato stampa del Mass General Hospital, si legge, tra l’altro che Slayman è in buone condizioni, il rene ha iniziato a produrre urina poco dopo la conclusione dell'intervento e cammina già per i corridoi del reparto.

L’intervento è stato preparato ed eseguito sotto la guida del Prof. Leonardo V. Riella, direttore medico per i trapianti di rene, dal Prof. Tatsuo Kawai, direttore del Legorreta Center for Clinical Transplant Tolerance, insieme al Prof. Nahel Elias, direttore ad interim del reparto di chirurgia e chirurgia dei trapianti del reparto trapianti di rene.

La procedura è stata eseguita nell'ambito di un protocollo della FDA (Food and drug administration,) ad uso compassionevole, e il prof. Riella ha guidato il gruppo di medici del Mass General Transplant Center rigorosamente esaminato dalla FDA prima della sua approvazione alla fine di febbraio.

La casa farmaceutica Eledon Pharmaceuticals Inc. (NASDAQ: ELDN) ha annunciato, per questo trapianto l’utilizzo del farmaco Tegoprubart, l'anticorpo anti-CD40L sperimentale, che ha svolto un ruolo chiave nel regime di trattamento immunosoppressivo, contribuendo a impedire che l'organismo rigettasse l'organo trapiantato.

Il rene trapiantato proviene da un maiale progettato dalla società biotecnologica eGenesis, che da anni produce e studia maiali geneticamente modificati, che ha rimosso tre geni coinvolti nel potenziale rigetto dell'organo. Inoltre, sono stati inseriti 7 geni umani per migliorare la compatibilità umana. I maiali trasportano retrovirus che possono infettare gli esseri umani e l'azienda ha anche inattivato gli agenti patogeni.

In un recente studio di Fase 1b che ha coinvolto 11 partecipanti, tegoprubart è risultato generalmente sicuro e ben tollerato, prevenendo efficacemente il rigetto e consentendo una funzione renale post-trapianto superiore alle medie storiche.

Per lo studio di Fase 2 BESTOW, che confronta tegoprubart con tacrolimus, l'attuale trattamento standard per la prevenzione del rigetto, sta attualmente reclutando partecipanti e mira a completare l'arruolamento entro la fine del 2024.

4 APRILE dimesso dall'ospedale Rick Slayman

Sta bene ed è stato dimesso dall'ospedale il sig. Rick Slayman, la prima persona ad aver ricevuto il rene di un maiale geneticamente modificato, xenotrapianto.

A Rick Slayman i nostri auguri con un pensiero per il futuro che ci aspetta,

Lo hanno comunicano, qualche ora fa, sui social gli account del Massachusetts General Hospital di Boston e del prof. Leonardo V. Riella, il Responsabile Medico del programma di studi del trapianto renale della Harvard University.

(Foto dalla pagina FB del Massachusetts General Hospital

 

 

 

 

 

 Dou, Tao Kaishan

10 marzo, il team dell'ospedale Xijing, tra cui Dou, Tao Kaishan e Wang Lin, hanno trapiantato un fegato di maiale del peso di 700 grammi in uomo di 50 anni clinicamente morto in Cina è diventato la prima persona a ricevere un fegato da un maiale.

L'esecuzione dell'intervento ha richiesto circa nove ore.

L’uomo ha ricevuto un regime quotidiano di farmaci immunosoppressori e il suo fegato originale è stato lasciato al suo posto.

Con il consenso della famiglia dell'uomo, i ricercatori hanno cucito l'organo, proveniente da un maiale in miniatura geneticamente modificato, nei vasi sanguigni dell'uomo, dove è rimasto per dieci giorni.

È stato rimosso chirurgicamente il 20 marzo, dice Dou Kefeng, uno dei chirurghi che hanno condotto il trapianto all'ospedale Xijing dell'Università medica dell'aeronautica militare di Xi'an. "Il nostro studio è appena terminato e il colore e la consistenza del fegato di maiale [trapiantato] sono generalmente normali."

Lo scopo della procedura era verificare se un giorno gli organi di maiale geneticamente modificati potessero essere utilizzati per rifornire gli ospedali per i trapianti.

I chirurghi di Xijing affermano che il fegato di maiale secerneva più di 30 millilitri di bile ogni giorno, segno che funzionava.

L'intervento segna la prima volta che un fegato di maiale viene trapiantato in un essere umano. Tuttavia, a gennaio, un team guidato dal chirurgo dei trapianti Abraham Shaked dell'Università della Pennsylvania a Filadelfia ha collegato una persona clinicamente morta al fegato di un maiale geneticamente modificato situato all'esterno del suo corpo. L'organo ha fatto circolare il sangue della persona per tre giorni.

Luhan Yang, amministratore delegato della Qihan Biotech di Hangzhou, in Cina, che sta sviluppando suini geneticamente modificati come fonte di organi, afferma di aspettarsi più xenotrapianti in persone clinicamente morte o, per ragioni compassionevoli.

Il fegato proveniva da un maiale nano Bama (Sus scrofa domestica) allevato dalla società Clonorgan Biotechnology a Chengdu, in Cina. Conteneva sei modifiche genetiche, dice Wang. Questi hanno disattivato tre geni per le proteine ​​presenti sulla superficie delle cellule suine e hanno introdotto tre geni per le proteine ​​umane, per evitare che il donatore rigettasse l'organo suino.

Dou afferma che il maiale è stato allevato in una struttura specializzata esente da agenti patogeni ed è risultato negativo per circa una dozzina di agenti patogeni, tra cui lo Streptococcus suis, il ceppo di tipo 2 di Mycoplasma pneumoniae e il citomegalovirus suino. Finora non ha visto segni di una forma immediata di rigetto d'organo e il fegato produce bile. “Questo è incoraggiante”, afferma Cooper.

I ricercatori hanno anche prelevato campioni di sangue giornalieri e biopsie epatiche e valuteranno in dettaglio la risposta immunitaria, il rischio di infezione e la funzionalità epatica. "Stiamo facendo valutare da un patologo se c'è un rigetto acuto", dice Dou.

L'intervento è stato approvato dalla famiglia del ricevente e da diversi comitati universitari, dice Wang. "È stato rigorosamente effettuato secondo le normative nazionali e internazionali pertinenti."

 

 

 

18 gennaio 2024 primo xenotrapianto di fegato impiantato all'esterno dell'uomo

Dr. Abraham Shaked

I chirurghi dell'Università della Pennsylvania hanno annunciato di essere riusciti a collegare esternamente un fegato di maiale geneticamente modificato a una persona cerebralmente morta, e che l'organo ha funzionato normalmente per ben 72 ore, i ricercatori hanno collegato il fegato di un maiale – geneticamente modificato da eGenesis – a un dispositivo realizzato da OrganOx che di solito aiuta a preservare i fegati umani donati prima del trapianto.

I ricercatori responsabili dello studio ritengono che i fegati di maiale potrebbero essere utilizzati per tenere in vita i pazienti che necessitano di un trapianto e sono in attesa di un donatore, potrebbero offrire un supporto temporaneo alle persone che hanno problemi al fegato che però potrebbero risolversi: "Se si riesce a fornire un modo per aumentare le possibilità di recupero, forse si può anche evitare il trapianto", afferma Abraham Shaked, chirurgo dell'Istituto dei trapianti dell'Università della Pennsylvania, che ha supervisionato lo studio.

Lo studio è stato condotto a dicembre dell'anno scorso, i medici hanno mantenuto il paziente collegato all'ossigeno anche dopo aver confermato la morte cerebrale.

Il fegato del paziente è rimasto così intatto, mentre il fegato di maiale è stato posizionato all'interno di un macchinario per la perfusione, comunicando con l'organo umano attraverso dei tubi.

Da una vena dell'inguine, i medici hanno fatto fluire il sangue attraverso il fegato di maiale nella macchina, riportandolo poi nella persona deceduta attraverso la vena del collo.

La procedura è stata condotta con il consenso della famiglia, interrompendola dopo tre giorni. In queste 72 ore, il fegato di maiale ha prodotto bile e ha contribuito a mantenere la normale acidità del sangue del paziente, che è rimasto in condizioni stabili per tutto il tempo.

"Siamo stati tutti sorpresi perché il fegato aveva ancora un aspetto sano dopo tre giorni", è stato il commento di Shaked.

Questo studio rappresenta un passo avanti verso l'utilizzo di organi di maiali, per effettuare trapianti, infatti la Food and Drug Administration statunitense sta valutando se consentire a un piccolo numero di americani che necessitano di un nuovo organo di offrirsi volontari per studi rigorosi sui cuori o sui reni dei suini.

Tratto dall’articolo è apparso originariamente su Wired US il 18 gennaio 2024

 
 

 

20 settembre 2023 Usa, cuore di maiale trapiantato in un uomo: è la seconda volta al mondo

Prof. Bartley Griffith

A ricevere l'organo è stato Lawrence Faucette, 58enne veterano della Marina e padre di 2 figli, affetto da un'insufficienza cardiaca e considerato non idoneo alla donazione di un cuore umano a causa di malattie vascolari preesistenti e complicazioni emorragiche.

Per la seconda volta al mondo un cuore di maiale geneticamente modificato è stato trapiantato nel corpo di un uomo, l'intervento è stato effettuato negli Stati Uniti dai medici della School of Medicine dell'Università del Maryland.

Faucette al termine del trapianto sperimentale l'uomo respirava da solo e il nuovo cuore funzionava “senza alcuna assistenza da parte di dispositivi di supporto”, ha fatto sapere l’università. Il 58enne è stato sottoposto a un trattamento con farmaci antirigetto convenzionali e ha ricevuto una terapia con anticorpi per evitare che il suo corpo rigettasse il nuovo organo.

E’ il secondo xenotrapianto ed entrambi gli interventi cardiaci sono stati eseguiti da esperti della School of Medicine dell'Università del Maryland, con il primo paziente che però è morto due mesi dopo a causa di "una moltitudine di fattori negativi tra cui il suo precario stato di salute già da prima dell'operazione", secondo quanto riferito dalla stessa università.

David Bennett era stato il primo uomo a ricevere il cuore di maiale geneticamente modificato. L’operazione era avvenuta il gennaio del 2022. Il paziente era sopravvissuto allo xenotrapianto senza mostrare segni di rigetto nell’immediato ma le sue condizioni si erano aggravate fino alla morte avvenuta due mesi dopo l’intervento.

Lawrence Faucette

Nei due anni trascorsi da allora, i ricercatori dell’Università del Maryland hanno analizzato nel dettaglio la vicenda di Bennett per capire cosa fosse andato storto. Ne sono venuti fuori due studi, uno sul New England Journal of Medicine e uno su The Lancet, che giungono alla stessa conclusione: l’operazione ha funzionato, il cuore del maiale ha fatto bene il suo lavoro e non è andato incontro a un rigetto acuto, ma le condizioni di salute del paziente prima dell’intervento erano estremamente precarie e non gli hanno permesso di superare la crisi post-operatoria. Secondo i calcoli degli scienziati, in condizioni favorevoli, il cuore di un maiale può resistere nel corpo umano per tre anni. Un traguardo che ora sperano di raggiungere con il secondo paziente sottoposto alla procedura.

L’animale donatore con le modifiche genetiche opportune per aumentare il più possibile la compatibilità degli organi proviene dai laboratori specializzati in xenotrapianti del dipartimento Revivicor della United Therapeutics Corporation, con sede a Blacksburg in Virginia.

L’organo animale è stato “umanizzato” grazie a 10 specifiche modifiche genetiche, alcuni geni sono stati tolti, altri inseriti. Più precisamente: sono stati eliminati tre geni responsabili del rigetto degli organi di maiale da parte degli anticorpi umani, sono stati invece inseriti sei geni umani che rendono l’organo del maiale accettato dall’uomo e infine è stato eliminato un gene aggiuntivo per prevenire la crescita eccessiva del tessuto cardiaco del maiale.

Il giorno dell’intervento il team di chirurghi guidato da Bartley P. Griffith e Muhammad M. Mohiuddin ha rimosso il cuore dell’animale per posizionarlo nella macchina per la perfusione (XVIVO Heart Box), l’apparecchio che mantiene l’organo funzionante fino al momento del trapianto.

Per aumentare le possibilità di successo dell’intervento, questa volta il paziente ha ricevuto una nuova terapia anticorpale abbinata ai tradizionali farmaci antirigetto. Si tratta di un anticorpo monoclonale sperimentale, chiamato tegoprubart che blocca la proteina CD154 coinvolta nell'attivazione del sistema immunitario e riduce così il rischio di una reazione del sistema immunitario rivolta contro l’organo impiantato. 

Per ora il cuore di maiale funziona bene e non sono emersi segni di rigetto immunitario. Il paziente sarà monitorato attentamente per individuare eventuali infezioni di origine suina. Prima del trapianto, il maiale donatore era stato regolarmente sottoposto a screening per numerosi virus, batteri e parassiti suini e i test non avevano rivelato alcun agente patogeno inaspettato. Le prossime settimane saranno cruciali per valutare la risposta del sistema immunitario che potrebbe mettere a rischio la vita del paziente.

Lawrence Faucette è morto lunedì 30 ottobre 40 giorni dopo l'intervento

Secondo la Scuola di Medicina dell'Università del Maryland, il cuore è sembrato sano per il primo mese, poi ha iniziato a dare segnali di rigetto negli ultimi giorni.

In una dichiarazione la moglie di Faucette, ha spiegato che suo marito "sapeva che il suo tempo con noi era breve e questa era la sua ultima possibilità di fare qualcosa per gli altri. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe sopravvissuto così a lungo".

 

 
 

professor Robert Montgomery

AP Photo euronew

18 agosto 2023 La notizia che il Prof. Robert Montgomery (a sua volta trapiantato di cuore) continua gli studi sullo xenotrapianto, è molto importante.

Il Prof. Robert Montgomery nel maggio scorso è stato ospite della Società Italiana di Nefrologia a Bergamo per una Lectio Magistralis, segno tangibile dell’interesse che c’è in Italia.

Leggendo gli articoli pubblicati ieri in rete abbiamo tratto questo sunto, che vi consigliamo di leggere, una speranza per il futuro dei trapianti.

- L’intervento, è stato eseguito il 14 luglio dall’equipe del professor Robert Montgomery della New York University Langone, che ha collegato l’organo geneticamente modificato a un paziente di 57 anni, grazie alla famiglia che ha deciso di donare il suo corpo dopo la dichiarazione di morte cerebrale, mantenuto con il cuore battente e con supporto ventilatorio.

Nel 2021 il Prof. Mongomery effettuò lo xenotrapianto su una paziente con una gravissima disfunzione renale e tenuta in vita con un ventilatore, durato 54 ore, l’equipe oggi ha trapiantato un rene di maiale geneticamente modificato che continua a funzionare bene dopo 32 giorni e rappresenta il periodo più lungo in cui un rene di maiale modificato geneticamente ha funzionato in un essere umano.

Il rene è stato ottenuto da un più maiale geneticamente modificato, chiamato GaleSafe e sviluppato dall'unità Revivicor, una filiale della United Therapeutics Corporation del Maryland.

«Questo lavoro dimostra che un rene di maiale, con una sola modificazione genetica e senza farmaci o dispositivi sperimentali, può sostituire la funzione di un rene umano senza essere rifiutato», spiega il professor Montgomery.

Il rene trapiantato ha iniziato a produrre immediatamente urina, superando l’ostacolo del rigetto iperacuto, che in genere si verifica pochi minuti dopo che un organo animale è connesso al sistema circolatorio umano. «Eliminando» il gene che codifica la biomolecola nota come alfa 1,3 galattosio o alfa-gal (identificata come responsabile di un rapido rigetto mediato da anticorpi degli organi di maiale da parte dell’uomo) il rigetto immediato è stato evitato in tutti e cinque gli xenotrapianti alla NYU Langone. Inoltre, la ghiandola del timo del maiale, che è responsabile dell’educazione del sistema immunitario, è stata incorporata sotto lo strato esterno del rene per evitare nuove risposte immunitarie ritardate.

È stato dimostrato che la combinazione di modifiche previene il rigetto dell’organo, preservando la funzione renale. Per garantire che la funzione renale del corpo fosse sostenuta esclusivamente dal rene di maiale, entrambi i reni nativi del ricevente del trapianto sono stati rimossi chirurgicamente.

Durante la fase di osservazione di questi giorni, il personale della Terapia intensiva ha mantenuto il supporto circolatorio del paziente mentre le prestazioni del rene sono state monitorate e campionate con biopsie settimanali. I livelli di creatinina, erano nell’intervallo ottimale.

Ora l’obiettivo, è di valutare le prestazioni dell’organo trapiantato nel secondo mese dopo l'operazione. Una sfida alquanto complessa, considerando che è molto difficile mantenere in vita una persona per altri 30 giorni in queste condizioni.

I dati aggiuntivi delle prossime settimane saranno analizzati ulteriormente per sviluppare una comprensione più profonda di questo straordinario progresso medico. «Riteniamo che l’utilizzo di un maiale già ritenuto sicuro dalla FDA (Food and Drug Administration) in combinazione con ciò che abbiamo trovato finora nella nostra ricerca sugli xenotrapianti ci avvicini alla fase di sperimentazione clinica» aggiunge il professor Montgomery. «Sappiamo che questa procedura ha il potenziale per salvare migliaia di vite, ma vogliamo garantire la massima sicurezza e assistenza mentre andiamo avanti», conclude. -

 

 
 

professor Robert Montgomery

AP Photo euronew

Il 25 settembre 2021, un rene di maiale geneticamente modificato è stato collegato a una donna di 66 anni in stato di morte cerebrale collegata alle apparecchiature per mantenere la respirazione e il battito cardiaco, con segni di disfunzione renale, la cui famiglia ha consentito all'esperimento prima di staccare le macchine. La figlia ha raccontato che la mamma aveva trascorso l’intera vita ad aiutare gli altri, specialmente persone in dialisi, e che quindi sarebbe stata felice di poter aiutare in qualche modo la ricerca.

L’intervento è stato eseguito presso la NYU Langone Health di New York City, con il team di chirurghi diretto dal Professor Robert Montgomery, che a sua volta ha ricevuto tre anni fa il trapianto di cuore da un donatore con epatite C. Durante l’intervento hanno collegato l'organo ai vasi sanguigni, nella parte superiore della gamba al di fuori dell'addome, osservandone il funzionamento per 54 ore. I risultati dei test sembravano nella norma, ha spiegato Montgomery, sottolineando che l'organo ha prodotto la quantità di urina che ci si aspetterebbe da un rene umano trapiantato, e non c'erano prove di rigetto precoce e ha funzionato bene senza innescare subito segni di rigetto e incompatibilità.

Il Professor Montgomery ha raccontato che se l’intervento non avrebbe avuto successo il rene una volta riattivato il flusso del sangue, avrebbe dovuto rompersi e gonfiarsi. È stato il momento più critico e delicato, ha raccontato, perché avrebbero potuto succedere due sole cose: il rene avrebbe potuto diventerebbe blu, segno che il sistema immunitario stava combattendo l’organo estraneo oppure dal bianco avrebbe potuto diventare rosso intenso, rosso vivo, quindi filtrare il sangue.

Racconta ancora che la sala operatoria si era fatta muta e tutti i chirurghi sono rimasti immobili, con il fiato trattenuto nei polmoni perché niente, neanche un soffio avrebbe dovuto interferire nel “dialogo” tra l’organo e il corpo della donna, alla fine tutto ha funzionato. Il rene ha cominciato a filtrare il sangue dagli scarti prodotti dall’organismo e produrre urina. Il sistema immunitario non sembrava opporsi affatto al rene “estraneo”.

Diverse aziende stanno lavorando alla modifica genetica dei maiali. Nello specifico dell’intervento, il maiale da cui è stato prelevato il rene era stato geneticamente modificato, infatti le cellule dei maiali presentano sulla loro superficie una molecola fatta di zuccheri chiamata l’alfa-gal, non presente nell’uomo e che il nostro sistema immunitario riconosce come estranea sugli organi trapiantati, attaccandoli e innescando il rigetto. Il maiale al quale è stata tolta la molecola l’alfa-gal è stato prodotto dall’azienda biotech specializzata nella medicina rigenerativa la Revivicor di United Therapeutics Corp (UTHR.O) la società che ha progettato un allevamento con 100 maiali allevati in condizioni strettamente controllate, in una struttura in Iowa stato appartenente al Midwest degli Stati Uniti.

Revivicor Inc. è un'azienda di medicina rigenerativa focalizzata sull'applicazione di piattaforme di biotecnologia animale all'avanguardia per fornire una fonte di tessuto alternativa di qualità superiore, ad alto volume, compatibile con l'uomo per il trattamento della malattia degenerativa umana. La società con sede in Virginia è stata costituita nel 2003 come derivazione della società britannica PPL Therapeutics, che ha prodotto il primo animale clonato nel 2003 la pecora Dolly. Revivicor ha successivamente sviluppato questa tecnologia, clonando i primi maiali geneticamente modificati (GE) e ora produce isole, organi e dispositivi medici di suini destinati ad applicazioni cliniche umane.

Questo è il racconto per quanto si legge, dalla rete abbiamo tratto 3 considerazioni:

- Sebbene Revivicor, abbia ricevuto nel dicembre 2020 l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) per l’alterazione genetica, dovrà lavorare molto e presentare più documenti prima che gli organi possano essere trapiantati negli esseri umani viventi.

- Dell’intervento per il momento non è stato pubblicato nessun articolo su una rivista scientifica e quindi validato da una commissione di “pari”.

- 54 ore sono troppo poche per fare affermazioni sul rigetto immunologico o sulla possibile trasmissione di virus suini.

Senza contare i problemi etici, sociali e legislativi.

 

 
 

La Professoressa Jayme Locke

30 settembre 2021 i reni di un maiale geneticamente modificato sono stati trapiantati al sig. Jim Parsons di 57 anni in stato di morte cerebrale, (stato clinico uguale al precedente xenotrapianto di rene). Parsons era un donatore di organi registrato attraverso l'organizzazione 'Legacy of Hope', ha sempre desiderato poter aiutare gli altri, ma i suoi organi non erano idonei alla donazione. La sua famiglia ha permesso che il suo organismo venisse mantenuto in funzione per l'intervento.

L’intervento, è avvenuto il 30 settembre scorso, pochi giorni dopo il primo intervento, ma la notizia è stata diffusa nei giorni scorsi. Il primo ad essere descritto su una rivista medica sottoposta a revisione paritaria, è stato condotto dall’equipe della Birmingham Heersink School of Medicine dell’Università dell’Alabama, negli Stati Uniti, guidata dal chirurgo Professoressa Jayme Locke.

La procedura adottata presso l’Università dell’Alabama si è basata sulle normali tecniche di trapianto renale da uomo a uomo, affrontando tutte le questioni relative ai rischi dello xenotrapianto, a partire dalla valutazione dell’insieme delle modificazioni genetiche implementate nei suini per evitare il rigetto dell’organo animale da parte degli esseri umani.

Secondo quanto riportato dall’equipe medica sull’American Journal of Transplantation, i reni impiantati hanno prodotto urina dopo circa 23 minuti e hanno continuato a farlo per 77 ore, sebbene l’organo di destra ne producesse di più di quello di sinistra. Quando i due reni sono stati poi rimossi i chirurghi non hanno osservato segni che indicassero complicanze associate al rigetto.

Il processo affrontato, raccontano gli scienziati, "dimostra la fattibilità a lungo termine della procedura". I reni trapiantati filtravano il sangue, producevano urina e, soprattutto, non venivano immediatamente rigettati. Sono rimasti vitali fino al termine dello studio. "Questo momento rivoluzionario nella storia della medicina rappresenta un cambio di paradigma e una pietra miliare nel campo degli xenotrapianti, che è probabilmente la migliore soluzione alla crisi della carenza di organi", ha affermato la professoressa Jayme Locke, direttore del Comprehensive Transplant Institute della Uab e chirurgo capo dello studio. "Abbiamo colmato lacune cruciali".

"Il nostro sogno - ha commentato l'ex moglie di Parsons, Julie O'Hara - è che nessun'altra persona muoia in attesa di un rene e sappiamo che Jim è molto orgoglioso del fatto che la sua morte possa potenzialmente portare così tanta speranza agli altri"

 
 

Prof. Bartley Griffith

7 gennaio 2022 a Baltimora, i medici dell'University of Maryland Medical Center hanno eseguito uno xenotrapianto di cuore di maiale nel petto di un uomo di 57 anni, di nome David Bennet, il quale non aveva altre alternative. Il paziente, infatti, aveva una grave malattia cardiaca terminale e, a causa delle bassissime possibilità di successo, non poteva essere trapiantato con un organo di un donatore: troppo basse le chance di sopravvivere a un intervento del genere. Bennet da sei settimane era collegato a delle macchine per essere tenuto in vita, perciò per lui non c'era altra possibilità che quella di accettare di essere il primo uomo al mondo con un cuore di maiale geneticamente modificato.

L'operazione è durata otto ore il nuovo organo "crea il battito, crea la pressione, è il suo cuore - ha detto Bartley Griffith, direttore del programma di trapianti del centro medico di Baltimora, autore dell'intervento. - Funziona e sembra normale ma non sappiamo cosa succederà domani, non è mai stato fatto prima".

Si è trattato di un intervento compassionevole e per questo autorizzato dalla Food and Drugs Adiministration (FDA), perché non erano disponibili alternative.

David Bennet e Prof. Bartley Griffith

"E' un passo avanti importante soprattutto in chiave di conoscenza e di avanzamento biologico - spiega Massimo Massetti, direttore della Cardiochirurgia e del Dipartimento Cardiovascolare presso il Policlinico Gemelli di Roma. - Due sono a mio parere gli elementi che offrono spazio alla speranza. Uno riguarda il ricevente, l'altro l'organo da impiantare. Da quanto si sa, occorre sempre attendere la pubblicazione scientifica per avere informazioni precise, i ricercatori sono riusciti a comprimere al minimo la possibilità che l'organo di maiale possa stimolare, attraverso gli antigeni, una risposta immunitaria massiccia e tale da distruggere il cuore animale. Ma è anche importante sapere che sul fronte del ricevente, si è indotta attraverso una strategia di modulazione genetica una condizione tale da limitare la reazione difensiva da parte dell'organismo nei confronti del cuore di un'altra specie. Si tratta insomma di un grande progresso in chiave biologica. Ora dovremo vedere quanto e come questo approccio possa durare nel tempo e quali possono essere i problemi, in termini di qualità di vita legata ai trattamenti immunosoppressivi, per il ricevente". A parte il fascino della vicenda, che colpisce anche sotto l'aspetto dell'immaginazione, il passo avanti va visto non tanto in chiave chirurgia, ma sotto l'aspetto biologico. E ci vuole tempo per capire cosa accadrà. Lo xenotrapianto, ovvero il trapianto interspecie, prevede innanzitutto l'inserimento nel patrimonio genetico dei maiali di geni di origine umana capaci di ridurre il rischio perché in grado di ridurre l'intensità della risposta immunologica nell'organismo del ricevente.

Altrimenti il sistema immunitario dell'ospite, per quanto 'frenato' da terapie mirate, rischia di rigettare più o meno rapidamente l'organo ricevuto. Ma c'è un altro rischio da non sottovalutare. Occorre pensare alle infezioni causate da ceppi virali presenti nei maiali ma non nell'uomo, che potrebbero essere capaci di superare la barriera di specie, come quelle da retrovirus suini.

David Bennett è morto l’8 marzo, a due mesi esatti dal trapianto d’organo. Lo riferisce la University of Maryland school of medicine, a Baltimora.

Il paziente è morto dopo due mesi l’ipotesi che l’organo geneticamente modificato sia stato infettato dal citomegalovirus suino, un’infezione che potrebbe aver portato o contribuito all’esito fatale.

 

 

Cenni storici

 

 

Dicembre 2011 - Un trial clinico di trapianto di cornea dal maiale all’uomo potrebbe avere luogo già per l’inizio del 2013. Come si legge sulla rivista scientifica “The Lancet”, gli scienziati del centro di trapianto di organi della Pittsburgh University, Pennsylvania, hanno comunicato il 21 ottobre scorso di avere concrete speranze di “arrivare a dei maiali geneticamente modificati entro due-tre anni: questi animali potranno offrire cellule e cornee da trapiantare nell’essere umano”. Gli ultimi studi condotti sugli animali hanno finora mostrato che i trapianti di grandi organi, come polmoni, cuore o reni, di solito possono presentare alcuni problemi dovuti all’eccesso di sanguinamento o alla formazione di coaguli, ma gli studiosi sperano di riuscire, mediante l’ingegneria genetica, a superare anche questi ostacoli. L’articolo pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet” e spiega, ancora, che queste donazioni di organi saranno solo temporanee, in attesa di un vero trapianto umano, ma potranno agevolare moltissimo tutti i pazienti in lista di attesa “Abbiamo ottenuto nuovi animali ogm – ha raccontato il team di esperti – che consentiranno di migliorare il risultato dei trapianti di cornea. I test sull’uomo potrebbero iniziare fra due anni. Mentre per il trapianto di organi più grandi come i polmoni, il cuore e i reni, ci vorrà più tempo”.

 

 

 

Prof. Hiromitsu Nakauchi

Giugno 2011 - Notizie sulla ricerca per gli animali OGM arrivano dal Professor Hiromitsu Nakauchi, Professore e Direttore della Divisione di terapia con cellule staminali, Centro di cellule staminali e medicina rigenerativa, l'Istituto di Scienze Mediche, dell'Università di Tokio. Il dottor Nakauchi ha presentato un metodo per far crescere gli organi di un dato animale all'interno di un altro: nella fattispecie, organi di ratto all'interno di topi. I ricercatori hanno usato staminali pluripotenziali indotte di ratto inserite in embrioni di topi modificati per non essere in grado di produrre i propri organi, in questo modo sono riusciti a far crescere un pancreas di ratto in un topo. Il pancreas così sviluppato ha assunto il proprio ruolo di regolatore dell’insulina all’interno del topo.

 

 

 

 

 

In Italia a Padova

Nel 2011 I ricercatori dell'Università di Padova hanno ottenuto il record di più lunga sopravvivenza al mondo, con 87 giorni, di un primate a cui era stato trapiantato un rene di maiale. Direttore scientifico del progetto è stato il professor Ermanno Ancona, nato dalla collaborazione tra l'azienda ospedaliera di Padova, la Regione

Prof. Ermanno Ancona

Veneto e il Corit (Consorzio per la ricerca sui trapianti d'organo). La sperimentazione è iniziata nel settembre dell'anno 2000 e per ottenere il risultato sono stati eseguiti otto trapianti di rene da maiale transgenico a primate non umano (macaca fascicularis). Il maiale transgenico usato è stato prodotto a Cambridge dal consorzio Imutran.

Mentre, in passato, sono stati preferiti i primati non umani come fonte di organi, attualmente la comunità scientifica, nonché i preposti Organismi di quei Paesi che si sono occupati del problema, hanno escluso l'utilizzo di tali animali come fonte di organi, sia a causa del maggior rischio di trasmissione di infezioni, sia per altre considerazioni di ordine etico e pratico. Di conseguenza, molti ricercatori hanno scelto di utilizzare i maiali come fonte potenziale di organi, tessuti o cellule per lo xenotrapianto.

 

Nel 2000 La società farmaceutica svizzera Sandoz, oggi Novartis, produttrice di farmaci antirigetto.

A partire dal '93 ha investito un miliardo di dollari negli xenotrapianti, sperando in un rapido rientro dell'investimento.

E' chiaro a tutti che se la ricerca consentirà questa nuova tecnologia dei trapianti, si apre un mercato infinito. Tutto ciò lo si ricava dalla agenzia del 2000 che riportiamo.

 

Prof.ssa Julia Greenstein

 - Basilea, 26 settembre 2000 (Adnkronos Salute/Ats) - Imutran, filiale di Novartis Pharma, e BioTransplant lavoreranno insieme nel settore degli xenotrapianti.

In quest'ottica i due gruppi hanno annunciato la creazione di una nuova società comune, controllata per il 67% da Novartis e per il 33% da BioTransplant, e che sarà operativa dall'1 gennaio 2001.

La nuova entità, che avrà sede a Boston, Stati Uniti, si prefigge di realizzare, si legge in una nota di Novartis, ''importanti progressi'' che dovrebbero aprire le porte a una sperimentazione clinica ''senza rischi'' degli xenotrapianti, eliminando in primo luogo il problema principale del rigetto.

I due gruppi collaborano in questo campo già da otto anni, sottolinea la nota.

Julia Greenstein, attuale direttore scientifico di BioTransplant, ne assumerà la direzione.

 

 

Prof. Thomas Starzl

Nel 1992, due fegati di babbuino furono trapiantati in due pazienti dal Prof. Thomas Starzl a Pittsburg, in Pennsylvania, Usa.

Uno dei due interventi è stato eseguito nel giugno. Nella equipe c’erano due italiani, il chirurgo Ignazio Marino, e Giorgio Zetti, collaboratore del Centro di chirurgia sperimentale del San Raffaele di Milano.

Il babbuino era un giovane maschio del peso di 36 chili.

Il paziente, un americano di 35 anni colpito da  un'epatite cronica.

Questi due pazienti sopravvissero l'uno per settanta giorni e l'altro per ventisei giorni. In particolare il primo paziente, al quinto giorno dopo il trapianto, fu sottoposto a dieta orale e passò la maggior parte dei suoi settanta giorni di sopravvivenza in una normale corsia, uscendo anche, in un'occasione, dall'ospedale per breve tempo.

Tuttavia, in uno dei due casi, sembra che un patogeno di babbuino (citomegalovirus) sia stato trasferito al paziente, anche se egli non sviluppò alcuna malattia.

Prof. Ignazio Marino

In entrambi i pazienti si rilevò una massa epatica adeguatamente funzionante, sufficiente a sostenere la vita.

Il fegato di babbuino sintetizzava proteine di babbuino che, in qualche caso, assumevano livelli ematici caratteristici del babbuino e non dell'uomo.

La possibile incompatibilità molecolare di queste proteine costituisce un potenziale problema di funzionalità nell'uomo.

Furono anche tentati trapianti di cuore (tre casi) o di fegato (un caso) di maiale; tuttavia in nessun caso il paziente sopravvisse più di ventiquattro ore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prof. Leonard Bailey

Baby Fae

Nel 1984, fu trapiantato nel centro di Loma Linda University Medical Center nel sud della California dal Prof. Leonard Bailey, cardiochirurgo americano, in una bambina, denominata Baby Fae un cuore di babbuino, che sopravvisse per breve tempo; dopo tre settimane, infatti, sopravvenne il rigetto.

Baby Fae morì perché il babbuino donatore aveva sangue di tipo 0 e lei era di tipo AB.

Alla sua morte il cuore era l'organo in migliori condizioni.

Il trapianto pur ritenuto un successo della medicina, ricevette critiche per l'aspetto mediatico, per l'epoca, che ottenne, con l'esposizione di Baby Fae.

 

 

Fino ad oggi, abbiamo un'esperienza molto limitata di trapianti xenogenici di organi o tessuti in riceventi umani. I primi tentativi, compiuti usando la terapia immunosoppressiva per i pazienti riceventi, al fine di prolungare la sopravvivenza dell'organo trapiantato, sono stati effettuati negli anni '60.

 

Prof. Keith Reemtsma

1963 Il risultato più eclatante fu ottenuto nel 1963 dal Prof. Keith Reemtsma, cardiochirurgo dell'Università di Tulane negli USA che effettuò 12 trapianti di rene da scimpanzé all’uomo.

Ottenne la sopravvivenza per nove mesi di un rene di scimpanzé trapiantato in un una donna di 23 anni con insufficienza renale.

La paziente morì di infezione, ed il rene trapiantato non presentava segni di rigetto.

L’utilizzo degli organi di scimpanzé venne successivamente abbandonato per diversi motivi. Tali animali anche se filogeneticamente i più vicini all’uomo, sono una specie in via di estinzione. 

Il Prof. Reemtsma sarebbe poi divenuto direttore del servizio di trapianti cardiaci del Columbia-Presbyterian Medical Center. E' deceduto il 23 giugno del 2000, all’età di 74 anni, nella sua casa di Manhattan.

 

 

 

 

In Italia a Roma Policlinico Umberto I

 

Prof Paride Stefanini

Antonio Farina

Peppone

 

Prof Raffaello Cortesini

Prof Carlo Umberto Casciani

 

Nel 1962 il Professor Paride Stefanini con la sua equipe, tra cui i giovani medici il Dr Raffaello Cortesini, e il Dr Carlo Casciani, presso la seconda clinica chirurgica del Policlinico Umberto I di Roma, nell’ambito degli studi per effettuare i trapianti realizza uno stabulario per l'attività di trapianto sperimentale.

Furono realizzati trapianti di organo tra animali di varie specie.

Venne anche sviluppato un programma di xenotrapianto.

Il 10 maggio 1966, una settimana dopo il primo trapianto di rene, fu realizzato anche il primo xenotrapianto "da vivente" il rene prelevato da uno scimpanzé affettuosamente chiamato Peppone. L'intervento di prelievo è stato effettuato senza sacrificare l'animale, che ha continuato la sua vita, e trapiantato ad un giovane sardo di Orune di 19 anni Antonio Farina che visse 40 giorni (morì il 5 giugno).

Fu il 1° xenotrapianto in EuropaGrande risonanza ebbero i due interventi nella stampa italiana, anche per la concomitante discussione in Parlamento della legge che consente la donazione tra viventi, approvata nel 1967.

 

 

 

 

Italia Lombardia il tentativo di bloccare la ricerca

 

2011 PDL 86 - Promozione dell'utilizzo di sistemi alternativi all'uso di animali nella sperimentazione per fini didattici e scientifici e divieto di detenzione e allevamento per fini di sperimentazione. Primo firmatario Renzo Bossi. Successivamente ritirata.

 

Quali cittadini malati, comunque, difficilmente possiamo entusiasmarci alle legittime battaglie delle associazioni per la protezione degli animali, che a quanto sembra dalla proposta di legge regionale presentata dal Consigliere Renzo Bossi in Lombardia, tendono esclusivamente al blocco della ricerca.

Tra i settori dove si evidenzia l’importanza degli animali da laboratorio è quello la chirurgia, in particolare i trapianti. “Senza sperimentazione animale non si può fare la chirurgia, anzi, se non si potessero usare animali sarebbe la fine della medicina” è l’affermazione netta di Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Mario Negri di Bergamo. “La sperimentazione animale è essenziale per la salute dell’uomo e degli stessi animali: le leggi attuali poi sono severe e rispettate, stabulari e laboratori sono come sale operatorie e chi fa interventi chirurgici sugli animali deve avere conoscenze teoriche e abilità pratiche a livello di chi opera sugli esseri umani”. La storia delle sostituzioni d’organo è esemplificativa, ricorda Remuzzi che se oggi più di un milione di persone al mondo vivono grazie a un trapianto la via fu aperta negli anni Cinquanta a Boston con l’impianto da parte di Joseph Murray (Nobel nel ’90) di un rene da un gemello all’altro: ma in precedenza dovette operare quasi 600 cani prima di riuscirci

 

 

 

 

Italia Cremona il progetto di Avantea srl

 

2009 Cremona, nel centro ‘Avantea srl’ del genetista Prof. Cesare Galli e della moglie dottoressa Giovanna Lazzari, uno dei primi allevamenti di suini transgenici a fini di ricerca e per la produzione di organi OGM (Organismo Geneticamente Modificato) che, per ora trapiantati sperimentalmente sui primati, potrebbero in futuro arrivare ad essere trapiantati sull’uomo. 

Il via libera è arrivato il 18 maggio 2011 con un parere del Consiglio superiore di Sanità (CSS), investito della questione dal ministero della Salute. Il parere prevede dunque la possibilità di avviare allevamenti di animali OGM, ma ”esclusivamente a fini di ricerca” e con dei paletti precisi, a partire dal numero di capi che potranno essere prodotti. Il via libera è stato dato con limitazioni. Il CSS ha impiegato circa un anno per decidere. Questo tipo di attività viene ammessa secondo una “procedura sperimentale”, sotto il controllo del Ministero della Salute, in un contesto di «vacatio legis» sulla clonazione animale, il cui divieto è scaduto il 31 dicembre 2001.

Subito dopo il via libera, le associazioni per la protezione degli animali hanno fatto sentire la loro voce contraria recepita nella Regione Lombardia dal Consigliere Regionale Renzo Bossi ha presentato il progetto di legge n. 86 il cui obiettivo è il divieto di allevamento e uso di animali per la sperimentazione.

Una norma che bloccherebbe la ricerca obbligando a spostarla in altra regione. Non si tratterà di “allevamenti indiscriminati”, bensì di allevamenti di suini o animali transgenici “esclusivamente a fini di ricerca” e nei quali il numero degli animali presenti sarà “contingentato sulla base delle esigenze legate alle ricerche stesse”, ha spiegato il presidente del CSS Enrico Garaci.

Inoltre, l’autorizzazione deve essere sempre relativa e riguardare un preciso progetto di ricerca. Non si tratta dunque, ribadisce il presidente del CSS, “di allevamenti indiscriminati, ma tutto sarà correlato ad una specifica richiesta da sottoporre al ministero della Salute”. Il parere prevede anche precise norme di garanzia: “Ad esempio il fatto, spiega Garaci , che tali allevamenti siano comunque separati da altre tipologie di allevamenti. ”Mi fa piacere che alla fine un nostro diritto, quello di fare ricerca, sia stato riconosciuto. Ora possiamo continuare la nostra attività, che è sempre stata trasparente”, ha commentato Galli.

Ma quale e’ l’obiettivo delle ricerche di Galli? La richiesta di avviare un allevamento, spiega l’esperto, ”è motivata dall’esigenza di poter disporre di animali OGM in numero sufficiente e che si riproducano naturalmente, al fine di rendere le sperimentazioni più semplici”.

Il progetto maggiore al quale Galli lavora è quello sugli xenotrapianti: ”I suini transgenici da noi prodotti, spiega, vengono inviati a centri di ricerca in Italia, a Padova, e all’estero; qui gli organi OGM dei suini vengono trapiantati a primati per valutare la risposta e il rigetto”.

Il fine ultimo è, ovviamente, arrivare al trapianto sull’uomo. Per ora, si è lavorato sul trapianto delle isole pancreatiche per la produzione di insulina (nel mondo, già alcuni test clinici sull’uomo sono stati effettuati), ma anche sul trapianto di neuroni da suini OGM a primati per lo studio del Parkinson e sul trapianto del rene (sempre su primati). Nel centro di Galli si studiano inoltre le malattie genetiche dell’uomo, sempre utilizzando modelli di suini OGM.

Ci sembra importante sottolineare il fatto che il ministero per la Sanità e gli organi ministeriali competenti (Css e Iss) potranno avere la conoscenza diretta dei risultati di una sperimentazione sullo xenotrapianto effettuato in Italia. In tal modo potranno essere controllati tutti gli aspetti di biosicurezza (virus, retrovirus etc) connessi allo xenotrapianto invece di reperire passivamente i risultati di sperimentazioni effettuate in altri Paesi.

Avantea nasce il 1° Gennaio 2009 con lo scopo di subentrare al Consorzio per l'Incremento Zootecnico, CIZ srl, nella gestione del Laboratorio, sia per le attività di ricerca sia per quelle commerciali, che fino ad allora operava nella struttura di Cremona.

Prof. David Sachs

Presso il laboratorio di Tecnologia della riproduzione (Ltr) del Consorzio per l'incremento zootecnico di Cremona, sono stati ottenuti i primi due maialini geneticamente modificati allo scopo di essere utilizzati come fonte di organi per xenotrapianti. E' la prima volta che in Europa vengono clonati maiali per questo scopo. Questo lavoro parte del progetto europeo “Xenome”, un consorzio finanziato dalla Commissione europea, che raccoglie laboratori internazionali leader nella ricerca preclinica sullo xenotrapianto e sulla clonazione degli animali. I due maialini, più piccoli dei maiali normali (90 kg di peso contro i 2-3 quintali) sono stati chiamati Apollo e Circe, e sono privi dell'antigene alfa-Gal, principale fattore causa di rigetto iperacuto.

Il lavoro è stato diretto da Cesare Galli, in collaborazione con il laboratorio del Massachusetts General Hospital (Mgh) di Boston diretto da David Sachs. Il laboratorio di Sachs ha fornito le cellule da cui è stato rimosso il gene alfa-Gal. I ricercatori del laboratorio italiano hanno poi usato queste cellule per la procedura di clonazione (trasferimento nucleare somatico) La modificazione di questo gene è stato solo un primo passo. L'obiettivo del progetto è quello di arricchire di una decina di nuovi geni il DNA dei maialini. Per questo, al momento, nei laboratori di Cremona sono in corso altre gravidanze di maiali geneticamente modificati, in cui sono stati introdotti due geni, Daf che controlla la coagulazione del sangue e Cd39 che controlla le infezioni.

 

 

Prof. Cesare Galli

Il Prof. Cesare Galli è laureato in Medicina Veterinaria e ha svolto un post-dottorato a Cambridge (UK) dal quale sono scaturiti i suoi molteplici interessi e contributi scientifici, poi continuati in Italia, nelle biotecnologie della riproduzione, dalla produzione di embrioni in vitro fino alla clonazione somatica nelle specie bovina, equina e suina. Nel 2008 ha ricevuto il Simmet Award dell’ICAR per la Riproduzione Animale a testimonianza dei suoi importanti contributi scientifici e applicativi. E’ stato Presidente della Associazione Europea di Embryo Transfer. E’ Professore Associato di Biotecnologie della Riproduzione presso la Università di Bologna ed è autore di oltre 180 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.

Dal 2007 il gruppo guidato da Galli partecipa al progetto europeo Xenome per lo sviluppo di animali destinati a fornire organi per gli xenotrapianti. In quest’ambito nascono a Cremona nel maggio del 2008 i primi due maiali europei geneticamente modificati ad hoc. Nello stesso anno nasce anche il figlio di Prometea, la cavalla clonata, a dimostrazione dell’assoluta normalità degli animali clonati.

Nella carriera di Cesare Galli figura anche la collaborazione con Ian Wilmut, il ‘papa’ della pecora Dolly. Una carriera, quella del ricercatore italiano, costellata di record: suoi sia il primo toro clonato, chiamato Galileo, ma anche il primo cavallo. Ecco le principali tappe della sua ricerca:

Risale al settembre del 1999 la nascita di Galileo, il primo toro clonato al mondo. Il toro è stato riprodotto non utilizzando cellule dell’epitelio mammario, come la pecora Dolly, ma utilizzando semplici linfociti, cellule bianche del sangue. Una tecnica nuova sperimentata da Galli nel laboratorio di tecnologie della riproduzione (Ltr) alla periferia di Cremona. Nel 2001 nasceranno poi altri tre cloni di un famoso toro frisone.

E’ nato sempre in Italia, e sempre grazie a Galli, anche il primo cavallo ottenuto per clonazione, che è anche il primo mammifero al mondo nato dallo stesso animale donatore delle cellule utilizzate nel trasferimento nucleare. Si tratta della cavalla Prometea, che viene alla luce il 28 maggio 2003. Due anni dopo sarà la volta di Pieraz, il primo cavallo clonato per fini riproduttivi

 

 

Dott.ssa Giovanna Lazzari 

La Dott.ssa Giovanna Lazzari è Direttore di Ricerca di Avantea. E' ricercatrice nei settori delle cellule staminali embrionali, dello sviluppo embrionale iniziale e dello sviluppo di test tossicologici alternativi basati su gameti, embrioni e cellule staminali. Coordina direttamente l’area di ricerca relativa all’infertilità bovina in rapporto al genotipo embrionale e all’interazione tra embrione e ambiente uterino. E’ laureata in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di Milano, ha svolto la specializzazione post-laurea a Cambridge (UK), è stata Presidente della Società Italiana di Embryo Transfer e della Associazione Europea di Embryo Transfer. E' autrice di oltre 160 pubblicazioni scientifiche su riviste scientifiche internazionali. E' inoltre responsabile diretta del servizio di Sessaggio degli embrioni.

 

 


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