Con il termine xenotrapianto (dal
greco xeno, che significa estraneo) si intende il trapianto
di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse.
Documento della
Pontificia Accademia Per la Vita La prospettiva degli Xenotrapianti
Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche 26.09.2001
leggi tutto
la ricerca per lo
xenotrapianto in Italia |
In
Italia fino all' 1° luglio 2025
continuerà a essere possibile la sperimentazione animale
negli studi sugli xenotrapianti d'organo e sulle sostanze
d'abuso, tra cui rientrano i farmaci.
Le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera
hanno infatti approvato un emendamento al Decreto Legge
Decreto Legge 30 dicembre 2021, n. 228 cosiddetto
Milleproroghe, in fase di conversione.
Ma perché la proroga per effettuare la ricerca sugli
animali? In Italia c’è una norma che mette al bando la
ricerca ci riferiamo al decreto legislativo 4 marzo 2014, n.
26, “Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione
degli animali utilizzati a fini scientifici” tra cui la
possibilità di svolgere dei test sugli animali sul trapianto
di organi tra specie diverse (procedura detta
“xenotrapianto”).
Il decreto 26/2014 doveva recepire la normativa europea che
consente la ricerca, ma ha ricordato il Comitato Nazionale
per la Bioetica nel 2020 è in difformità con l’articolo
della Direttiva europea 2010/63 in materia di protezione di
animali a fini scientifici, recepita dall'Italia, ma con lo
scopo di bloccarla.
Quindi bene che si possa svolgere la ricerca, sperando che
il decreto 26/2014 in deroga dal 2014 possa essere
definitivamente modificato. Ora ci aspettiamo notizie di
istituti italiani che intraprendano questi studi, e che non
dobbiamo dipendere solo dagli studi, benemeriti, di altri
paesi.
Comitato
Nazionale di Bioetica sperimentazione animale con
riferimento ai divieti posti dal D.L. 26/2014 in merito agli
xenotrapianti e alle sostanze di abuso 27 marzo 2020
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2021 - 2022
dagli Stati Uniti d'America 3 xenotrapianti, segno della
ripresa della ricerca clinica |
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professor Robert Montgomery
AP Photo
euronew |
Il 25 settembre 2021, un rene di maiale geneticamente
modificato è stato collegato a una donna di 66 anni in stato
di morte cerebrale collegata alle apparecchiature per
mantenere la respirazione e il battito cardiaco, con segni
di disfunzione renale, la cui famiglia ha consentito
all'esperimento prima di staccare le macchine. La figlia ha
raccontato che la mamma aveva trascorso l’intera vita ad
aiutare gli altri, specialmente persone in dialisi, e che
quindi sarebbe stata felice di poter aiutare in qualche modo
la ricerca.
L’intervento è stato eseguito presso la NYU Langone Health
di New York City, con il team di chirurghi diretto dal
Professor Robert Montgomery, che a sua volta ha ricevuto tre
anni fa il trapianto di cuore da un donatore con epatite C.
Durante l’intervento hanno collegato l'organo ai vasi
sanguigni, nella parte superiore della gamba al di fuori
dell'addome, osservandone il funzionamento per 54 ore. I
risultati dei test sembravano nella norma, ha spiegato
Montgomery, sottolineando che l'organo ha prodotto la
quantità di urina che ci si aspetterebbe da un rene umano
trapiantato, e non c'erano prove di rigetto precoce e ha
funzionato bene senza innescare subito segni di rigetto e
incompatibilità.
Il Professor Montgomery ha raccontato che se l’intervento
non avrebbe avuto successo il rene una volta riattivato il
flusso del sangue, avrebbe dovuto rompersi e gonfiarsi. È
stato il momento più critico e delicato, ha raccontato,
perché avrebbero potuto succedere due sole cose: il rene
avrebbe potuto diventerebbe blu, segno che il sistema
immunitario stava combattendo l’organo estraneo oppure dal
bianco avrebbe potuto diventare rosso intenso, rosso vivo,
quindi filtrare il sangue.
Racconta ancora che la sala operatoria si era fatta muta e
tutti i chirurghi sono rimasti immobili, con il fiato
trattenuto nei polmoni perché niente, neanche un soffio
avrebbe dovuto interferire nel “dialogo” tra l’organo e il
corpo della donna, alla fine tutto ha funzionato. Il rene ha
cominciato a filtrare il sangue dagli scarti prodotti
dall’organismo e produrre urina. Il sistema immunitario non
sembrava opporsi affatto al rene “estraneo”.
Diverse aziende stanno lavorando alla modifica genetica dei
maiali. Nello specifico dell’intervento, il maiale da cui è
stato prelevato il rene era stato geneticamente modificato,
infatti le cellule dei maiali presentano sulla loro
superficie una molecola fatta di zuccheri chiamata
l’alfa-gal, non presente nell’uomo e che il nostro sistema
immunitario riconosce come estranea sugli organi
trapiantati, attaccandoli e innescando il rigetto. Il maiale
al quale è stata tolta la molecola l’alfa-gal è stato
prodotto dall’azienda biotech specializzata nella medicina
rigenerativa la Revivicor di United Therapeutics Corp (UTHR.O)
la società che ha progettato un allevamento con 100 maiali
allevati in condizioni strettamente controllate, in una
struttura in Iowa stato appartenente al Midwest degli Stati
Uniti.
Revivicor Inc. è un'azienda di medicina rigenerativa
focalizzata sull'applicazione di piattaforme di
biotecnologia animale all'avanguardia per fornire una fonte
di tessuto alternativa di qualità superiore, ad alto volume,
compatibile con l'uomo per il trattamento della malattia
degenerativa umana. La società con sede in Virginia è stata
costituita nel 2003 come derivazione della società
britannica PPL Therapeutics, che ha prodotto il primo
animale clonato nel 2003 la pecora Dolly. Revivicor ha
successivamente sviluppato questa tecnologia, clonando i
primi maiali geneticamente modificati (GE) e ora produce
isole, organi e dispositivi medici di suini destinati ad
applicazioni cliniche umane.
Questo è il racconto per quanto si legge, dalla rete abbiamo
tratto 3 considerazioni:
-
Sebbene Revivicor, abbia ricevuto nel dicembre 2020
l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) per
l’alterazione genetica, dovrà lavorare molto e presentare
più documenti prima che gli organi possano essere
trapiantati negli esseri umani viventi.
-
Dell’intervento per il momento non è stato pubblicato nessun
articolo su una rivista scientifica e quindi validato da una
commissione di “pari”.
-
54 ore sono troppo poche per fare affermazioni sul rigetto
immunologico o sulla possibile trasmissione di virus suini.
Senza contare i problemi etici, sociali e legislativi.
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La Professoressa
Jayme Locke |
30 settembre 2021 i reni di un maiale geneticamente
modificato sono stati trapiantati al sig. Jim Parsons di 57
anni in stato di morte cerebrale, (stato clinico uguale al
precedente xenotrapianto di rene). Parsons era un donatore
di organi registrato attraverso l'organizzazione 'Legacy of
Hope', ha sempre desiderato poter aiutare gli altri, ma i
suoi organi non erano idonei alla donazione. La sua famiglia
ha permesso che il suo organismo venisse mantenuto in
funzione per l'intervento.
L’intervento, è avvenuto il 30 settembre scorso, pochi
giorni dopo il primo intervento, ma la notizia è stata
diffusa nei giorni scorsi. Il primo ad essere descritto su
una rivista medica sottoposta a revisione paritaria, è stato
condotto dall’equipe della Birmingham Heersink School of
Medicine dell’Università dell’Alabama, negli Stati Uniti,
guidata dal chirurgo Professoressa Jayme Locke.
La procedura adottata presso l’Università dell’Alabama si è
basata sulle normali tecniche di trapianto renale da uomo a
uomo, affrontando tutte le questioni relative ai rischi
dello xenotrapianto, a partire dalla valutazione
dell’insieme delle modificazioni genetiche implementate nei
suini per evitare il rigetto dell’organo animale da parte
degli esseri umani.
Secondo quanto riportato dall’equipe medica sull’American
Journal of Transplantation, i reni impiantati hanno prodotto
urina dopo circa 23 minuti e hanno continuato a farlo per 77
ore, sebbene l’organo di destra ne producesse di più di
quello di sinistra. Quando i due reni sono stati poi rimossi
i chirurghi non hanno osservato segni che indicassero
complicanze associate al rigetto.
Il processo affrontato, raccontano gli scienziati, "dimostra
la fattibilità a lungo termine della procedura". I reni
trapiantati filtravano il sangue, producevano urina e,
soprattutto, non venivano immediatamente rigettati. Sono
rimasti vitali fino al termine dello studio. "Questo momento
rivoluzionario nella storia della medicina rappresenta un
cambio di paradigma e una pietra miliare nel campo degli
xenotrapianti, che è probabilmente la migliore soluzione
alla crisi della carenza di organi", ha affermato la
professoressa Jayme Locke, direttore del Comprehensive
Transplant Institute della Uab e chirurgo capo dello studio.
"Abbiamo colmato lacune cruciali".
"Il
nostro sogno - ha commentato l'ex moglie di Parsons, Julie
O'Hara - è che nessun'altra persona muoia in attesa di un
rene e sappiamo che Jim è molto orgoglioso del fatto che la
sua morte possa potenzialmente portare così tanta speranza
agli altri" |
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Prof. Bartley
Griffith |
7 gennaio 2022 a Baltimora, i
medici dell'University of Maryland Medical Center
hanno eseguito uno xenotrapianto di cuore di maiale
nel petto di un uomo di 57 anni, di nome David
Bennet, il quale non aveva altre alternative. Il
paziente, infatti, aveva una grave malattia cardiaca
terminale e, a causa delle bassissime possibilità di
successo, non poteva essere trapiantato con un
organo di un donatore: troppo basse le chance di
sopravvivere a un intervento del genere. Bennet da
sei settimane era collegato a delle macchine per
essere tenuto in vita, perciò per lui non c'era
altra possibilità che quella di accettare di essere
il primo uomo al mondo con un cuore di maiale
geneticamente modificato.
L'operazione è durata otto ore il
nuovo organo "crea il battito, crea la pressione, è
il suo cuore - ha detto Bartley Griffith, direttore
del programma di trapianti del centro medico di
Baltimora, autore dell'intervento. - Funziona e
sembra normale ma non sappiamo cosa succederà
domani, non è mai stato fatto prima".
Si è trattato di un intervento
compassionevole e per questo autorizzato dalla Food
and Drugs Adiministration (FDA), perché non erano
disponibili alternative.
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David
Bennet e Prof. Bartley Griffith |
"E' un passo avanti importante
soprattutto in chiave di conoscenza e di avanzamento
biologico - spiega Massimo Massetti, direttore della
Cardiochirurgia e del Dipartimento Cardiovascolare
presso il Policlinico Gemelli di Roma. - Due sono a
mio parere gli elementi che offrono spazio alla
speranza. Uno riguarda il ricevente, l'altro
l'organo da impiantare. Da quanto si sa, occorre
sempre attendere la pubblicazione scientifica per
avere informazioni precise, i ricercatori sono
riusciti a comprimere al minimo la possibilità che
l'organo di maiale possa stimolare, attraverso gli
antigeni, una risposta immunitaria massiccia e tale
da distruggere il cuore animale. Ma è anche
importante sapere che sul fronte del ricevente, si è
indotta attraverso una strategia di modulazione
genetica una condizione tale da limitare la reazione
difensiva da parte dell'organismo nei confronti del
cuore di un'altra specie. Si tratta insomma di un
grande progresso in chiave biologica. Ora dovremo
vedere quanto e come questo approccio possa durare
nel tempo e quali possono essere i problemi, in
termini di qualità di vita legata ai trattamenti
immunosoppressivi, per il ricevente". A parte il
fascino della vicenda, che colpisce anche sotto
l'aspetto dell'immaginazione, il passo avanti va
visto non tanto in chiave chirurgia, ma sotto
l'aspetto biologico. E ci vuole tempo per capire
cosa accadrà. Lo xenotrapianto, ovvero il trapianto
interspecie, prevede innanzitutto l'inserimento nel
patrimonio genetico dei maiali di geni di origine
umana capaci di ridurre il rischio perché in grado
di ridurre l'intensità della risposta immunologica
nell'organismo del ricevente.
Altrimenti il sistema immunitario
dell'ospite, per quanto 'frenato' da terapie mirate,
rischia di rigettare più o meno rapidamente l'organo
ricevuto. Ma c'è un altro rischio da non
sottovalutare. Occorre pensare alle infezioni
causate da ceppi virali presenti nei maiali ma non
nell'uomo, che potrebbero essere capaci di superare
la barriera di specie, come quelle da retrovirus
suini.
David Bennett è morto l’8 marzo, a
due mesi esatti dal trapianto d’organo. Lo riferisce
la University of Maryland school of medicine, a
Baltimora.
Il paziente è morto dopo due mesi
l’ipotesi che l’organo geneticamente modificato sia
stato infettato dal citomegalovirus suino,
un’infezione che potrebbe aver portato o contribuito
all’esito fatale.
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Cenni storici
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Prof.
Hiromitsu Nakauchi |
Giugno 2011 -
Notizie sulla ricerca per gli animali OGM arrivano dal
Professor Hiromitsu Nakauchi,
Professore e Direttore della Divisione di terapia con cellule
staminali, Centro di cellule staminali e medicina rigenerativa,
l'Istituto di Scienze Mediche,
dell'Università di Tokio. Il dottor Nakauchi ha
presentato un metodo per far crescere gli organi di un dato animale
all'interno di un altro: nella fattispecie, organi di ratto
all'interno di topi. I ricercatori hanno usato staminali
pluripotenziali indotte di ratto inserite in embrioni di topi
modificati per non essere in grado di produrre i propri organi, in
questo modo sono riusciti a far crescere un pancreas di ratto in un
topo. Il pancreas così sviluppato ha assunto il proprio ruolo di
regolatore dell’insulina all’interno del topo.
Dicembre 2011 -
Un
trial clinico di trapianto di cornea dal maiale all’uomo potrebbe
avere luogo già per l’inizio del 2013. Come si legge sulla rivista
scientifica “The Lancet”, gli scienziati del centro di trapianto di
organi della Pittsburgh University, Pennsylvania, hanno comunicato
il 21 ottobre scorso di avere concrete speranze di “arrivare a dei
maiali geneticamente modificati entro due-tre anni: questi animali
potranno offrire cellule e cornee da trapiantare nell’essere umano”.
Gli ultimi studi condotti sugli animali hanno finora mostrato che i
trapianti di grandi organi, come polmoni, cuore o reni, di solito
possono presentare alcuni problemi dovuti all’eccesso di
sanguinamento o alla formazione di coaguli, ma gli studiosi sperano
di riuscire, mediante l’ingegneria genetica, a superare anche questi
ostacoli. L’articolo pubblicato sulla rivista scientifica “The
Lancet” e spiega, ancora, che queste donazioni di organi saranno
solo temporanee, in attesa di un vero trapianto umano, ma potranno
agevolare moltissimo tutti i pazienti in lista di attesa “Abbiamo
ottenuto nuovi animali ogm – ha raccontato il team di esperti – che
consentiranno di migliorare il risultato dei trapianti di cornea. I
test sull’uomo potrebbero iniziare fra due anni. Mentre per il
trapianto di organi più grandi come i polmoni, il cuore e i reni, ci
vorrà più tempo”.
Fino ad oggi, abbiamo un'esperienza molto limitata di
trapianti xenogenici di organi o tessuti in riceventi umani.
I primi tentativi, compiuti usando la terapia
immunosoppressiva per i pazienti riceventi, al fine di
prolungare la sopravvivenza dell'organo trapiantato, sono
stati effettuati negli anni '60.
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Prof.
Keith
Reemtsma |
1963 Il risultato più eclatante fu ottenuto nel 1963 dal Prof.
Keith Reemtsma, cardiochirurgo dell'Università di Tulane
negli USA che effettuò 12 trapianti di rene da scimpanzé
all’uomo. Ottenne la sopravvivenza per nove mesi di un rene
di scimpanzé trapiantato in un una donna di 23 anni con
insufficienza renale. La paziente morì di infezione, ed il
rene trapiantato non presentava segni di rigetto. L’utilizzo
degli organi di scimpanzé venne successivamente abbandonato
per diversi motivi. Tali animali anche se filogeneticamente
i più vicini all’uomo, sono una specie in via di estinzione.
Il Prof. Reemtsma sarebbe poi divenuto direttore del
servizio di trapianti cardiaci del Columbia-Presbyterian
Medical Center.
E'
deceduto
il 23 giugno del 2000, all’età di 74 anni, nella sua casa di
Manhattan.
In Italia a Roma Policlinico Umberto I
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Prof Paride
Stefanini |
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Antonio Farina |
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Peppone |
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Prof Raffaello Cortesini |
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Prof Carlo Umberto Casciani |
Nel 1962 il Professor Paride Stefanini con la sua equipe,
tra cui i giovani medici il Dr Raffaello Cortesini, e il Dr
Carlo Casciani, presso la seconda
clinica chirurgica del Policlinico Umberto I di Roma,
nell’ambito degli studi per effettuare i trapianti realizza
uno stabulario per l'attività di trapianto sperimentale.
Furono realizzati trapianti di organo tra animali di varie
specie. Venne anche sviluppato un programma di
xenotrapianto.
Il 10 maggio
1966, una settimana dopo il primo trapianto di rene, fu realizzato anche il primo xenotrapianto
"da vivente" il rene
prelevato da uno
scimpanzé affettuosamente chiamato Peppone. L'intervento di
prelievo è stato effettuato senza sacrificare l'animale, che
ha continuato la sua vita, per un giovane
sardo di Orune di 19 anni Antonio Farina che visse 40 giorni
(morì il 5 giugno). Fu il 1° xenotrapianto in Europa.
Grande risonanza ebbero i due interventi nella stampa
italiana, anche per la concomitante discussione in
Parlamento della legge che consente la donazione tra
viventi, approvata nel 1967.
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Prof.
Leonard Bailey |
Baby Fae |
Nel 1984, fu trapiantato
nel centro di Loma Linda University Medical Center nel sud
della California dal Prof. Leonard Bailey, cardiochirurgo
americano, in una bambina, denominata Baby Fae un cuore di
babbuino, che sopravvisse per breve tempo; dopo tre
settimane, infatti, sopravvenne il rigetto. Baby Fae morì
perché il babbuino donatore aveva sangue di tipo 0 e lei era
di tipo AB. Alla sua morte il cuore era l'organo in migliori
condizioni. Il trapianto pur ritenuto un successo della
medicina, ricevette critiche per l'aspetto mediatico, per
l'epoca, che ottenne, con l'esposizione di Baby Fae.
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Prof. Thomas Starzl |
Nel
1992, due fegati di babbuino furono trapiantati in due pazienti
dal Prof. Thomas Starzl a Pittsburg,
in Pennsylvania, Usa.
Uno dei due interventi è stato eseguito nel giugno, nella equipe
c’erano due italiani, il chirurgo Ignazio Marino, e Giorgio Zetti,
collaboratore del Centro di chirurgia sperimentale del San Raffaele
di Milano. Il babbuino era un giovane maschio di babbuino del peso
di 36 chili. Il paziente, un americano di 35 anni colpito da
un'epatite cronica. Questi due pazienti
sopravvissero l'uno per settanta giorni e l'altro per
ventisei giorni. In particolare il primo paziente, al quinto
giorno dopo il trapianto, fu sottoposto a dieta orale e
passò la maggior parte dei suoi settanta giorni di
sopravvivenza in una normale corsia, uscendo anche, in
un'occasione, dall'ospedale per breve tempo. Tuttavia, in
uno dei due casi, sembra che un patogeno di babbuino
(citomegalovirus) sia stato trasferito al paziente, anche se
egli non sviluppò alcuna malattia.
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Prof. Ignazio Marino |
In entrambi i pazienti si
rilevò una massa epatica adeguatamente funzionante,
sufficiente a sostenere la vita. Il fegato di babbuino
sintetizzava proteine di babbuino che, in qualche caso,
assumevano livelli ematici caratteristici del babbuino e non
dell'uomo. La possibile incompatibilità molecolare di queste
proteine costituisce un potenziale problema di funzionalità
nell'uomo.
Furono anche tentati trapianti di cuore (tre casi) o di
fegato (un caso) di maiale; tuttavia in nessun caso il
paziente sopravvisse più di ventiquattro ore.
Nel 2011
I ricercatori dell'Università di Padova hanno ottenuto il
record di più lunga sopravvivenza al mondo, con 87 giorni,
di un primate a cui era stato trapiantato un rene di maiale.
Direttore scientifico del progetto è stato il professor
Ermanno Ancona, nato dalla collaborazione tra l'azienda
ospedaliera di Padova, la Regione
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Prof. Ermanno Ancona |
Veneto e il Corit (Consorzio per la ricerca sui trapianti
d'organo). La sperimentazione è iniziata nel settembre
dell'anno 2000 e per ottenere il risultato sono stati
eseguiti otto trapianti di rene da maiale transgenico a
primate non umano (macaca fascicularis). Il maiale
transgenico usato è stato prodotto a Cambridge dal consorzio
Imutran.
Mentre, in passato, sono stati preferiti i primati non umani
come fonte di organi, attualmente la comunità scientifica,
nonché i preposti Organismi di quei Paesi che si sono
occupati del problema, hanno escluso l'utilizzo di tali
animali come fonte di organi, sia a causa del maggior
rischio di trasmissione di infezioni, sia per altre
considerazioni di ordine etico e pratico. Di conseguenza,
molti ricercatori hanno scelto di utilizzare i maiali come
fonte potenziale di organi, tessuti o cellule per lo
xenotrapianto.
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Cremona il progetto di Avantea srl
Cremona, nel
centro ‘Avantea srl’ del genetista Cesare Galli e della moglie
dottoressa Giovanna Lazzari, uno
dei primi allevamenti di suini transgenici a fini di ricerca e per
la produzione di organi OGM (Organismo Geneticamente
Modificato) che, per
ora trapiantati sperimentalmente sui primati, potrebbero in futuro
arrivare ad essere trapiantati sull’uomo.
Il via libera è arrivato il 18
maggio 2011 con un
parere del Consiglio superiore di Sanità (CSS), investito della
questione dal ministero della Salute. Il parere
prevede dunque la possibilità di avviare allevamenti di animali
OGM, ma ”esclusivamente a fini di ricerca” e con dei paletti
precisi, a partire dal numero di capi che potranno essere prodotti.
Il via
libera è stato dato con limitazioni. Il CSS ha impiegato circa un
anno per decidere. Questo tipo di attività viene ammessa secondo una
“procedura sperimentale”, sotto il controllo del Ministero della
Salute, in un contesto di «vacatio legis» sulla clonazione animale,
il cui divieto è scaduto il 31 dicembre 2001. Subito dopo il via
libera, le associazioni per la protezione degli animali hanno fatto
sentire la loro voce contraria recepita
nella Regione
Lombardia dal Consigliere Regionale Renzo Bossi ha presentato il progetto di
legge n. 86 il cui obiettivo è il
divieto di allevamento e uso di animali per la sperimentazione. Una
norma che bloccherebbe la ricerca obbligando a spostarla in altra regione.
Non
si tratterà di “allevamenti indiscriminati”, bensì di allevamenti
di suini o animali transgenici “esclusivamente a fini di ricerca” e
nei quali il numero degli animali presenti sarà “contingentato sulla
base delle esigenze legate alle ricerche stesse”, ha spiegato il
presidente del CSS Enrico Garaci. Inoltre, l’autorizzazione deve
essere sempre relativa e riguardare un preciso progetto di ricerca.
Non si tratta dunque, ribadisce il presidente del CSS, “di
allevamenti indiscriminati, ma tutto sarà correlato ad una specifica
richiesta da sottoporre al ministero della Salute”. Il parere
prevede anche precise norme di garanzia: “Ad esempio il fatto,
spiega Garaci , che tali allevamenti siano comunque separati da
altre tipologie di allevamenti. ”Mi fa piacere che alla fine un
nostro diritto, quello di fare ricerca, sia stato riconosciuto. Ora
possiamo continuare la nostra attività, che è sempre stata
trasparente”, ha commentato Galli.
Ma
quale e’ l’obiettivo delle ricerche di Galli? La richiesta di
avviare un allevamento, spiega l’esperto, ”è motivata dall’esigenza
di poter disporre di animali OGM in numero sufficiente e che si
riproducano naturalmente, al fine di rendere le sperimentazioni più
semplici”. Il progetto maggiore al quale Galli lavora è quello sugli
xenotrapianti: ”I suini transgenici da noi prodotti, spiega, vengono
inviati a centri di ricerca in Italia, a Padova, e all’estero; qui
gli organi OGM dei suini vengono trapiantati a primati per
valutare la risposta e il rigetto”. Il fine ultimo è, ovviamente,
arrivare al trapianto sull’uomo. Per ora, si è lavorato sul
trapianto delle isole pancreatiche per la produzione di insulina
(nel mondo, già alcuni test clinici sull’uomo sono stati
effettuati), ma anche sul trapianto di neuroni da suini OGM a
primati per lo studio del Parkinson e sul trapianto del rene (sempre
su primati). Nel centro di Galli si studiano inoltre le malattie
genetiche dell’uomo, sempre utilizzando modelli di suini OGM.
Ci sembra importante sottolineare il fatto che il ministero per la
Sanità e gli organi ministeriali competenti (Css e Iss) potranno
avere la conoscenza diretta dei risultati di una sperimentazione
sullo xenotrapianto effettuato in Italia. In tal modo potranno
essere controllati tutti gli aspetti di biosicurezza (virus,
retrovirus etc) connessi allo xenotrapianto invece di reperire
passivamente i risultati di sperimentazioni effettuate in altri
Paesi.
Avantea nasce il 1° Gennaio 2009 con lo scopo di subentrare al
Consorzio per l'Incremento Zootecnico, CIZ srl, nella gestione del
Laboratorio, sia per le attività di ricerca sia per quelle
commerciali, che fino ad allora operava nella struttura di Cremona.
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Prof. David Sachs |
Presso il laboratorio di Tecnologia della riproduzione (Ltr) del
Consorzio per l'incremento zootecnico di Cremona, sono stati
ottenuti i primi due maialini geneticamente modificati allo scopo di
essere utilizzati come fonte di organi per xenotrapianti. E' la
prima volta che in Europa vengono clonati maiali per questo scopo.
Questo lavoro parte del progetto europeo “Xenome”, un consorzio
finanziato dalla Commissione europea, che raccoglie laboratori
internazionali leader nella ricerca preclinica sullo xenotrapianto e
sulla clonazione degli animali. I due maialini, più piccoli dei
maiali normali (90 kg di peso contro i 2-3 quintali) sono stati
chiamati Apollo e Circe, e sono privi dell'antigene alfa-Gal,
principale fattore causa di rigetto iperacuto. Il lavoro è stato
diretto da Cesare Galli, in collaborazione con il laboratorio del
Massachusetts General Hospital (Mgh) di Boston diretto da David
Sachs. Il laboratorio di Sachs ha fornito le cellule da cui è stato
rimosso il gene alfa-Gal. I ricercatori del laboratorio italiano
hanno poi usato queste cellule per la procedura di clonazione
(trasferimento nucleare somatico) La modificazione di questo gene è
stato solo un primo passo. L'obiettivo del progetto è quello di
arricchire di una decina di nuovi geni il DNA dei maialini. Per
questo, al momento, nei laboratori di Cremona sono in corso altre
gravidanze di maiali geneticamente modificati, in cui sono stati
introdotti due geni, Daf che controlla la coagulazione del sangue e
Cd39 che controlla le infezioni.
La società farmaceutica svizzera Sandoz, oggi Novartis,
produttrice di farmaci antirigetto, a partire dal '93 ha investito
un miliardo di dollari negli xenotrapianti, sperando in un rapido
rientro dell'investimento. E' chiaro a tutti che se la ricerca
consentirà questa nuova tecnologia dei trapianti, si apre un mercato
infinito. Tutto ciò lo si ricava dalla agenzia del 2000 che
riportiamo.
 |
Prof.ssa
Julia Greenstein |
-
Basilea, 26 settembre 2000 (Adnkronos Salute/Ats) - Imutran, filiale
di Novartis Pharma, e BioTransplant lavoreranno insieme nel settore
degli xenotrapianti. In quest'ottica i due gruppi hanno annunciato
la creazione di una nuova società comune, controllata per il 67% da
Novartis e per il 33% da BioTransplant, e che sarà operativa dall'1
gennaio 2001. La nuova entità, che avrà sede a Boston, Stati Uniti,
si prefigge di realizzare, si legge in una nota di Novartis,
''importanti progressi'' che dovrebbero aprire le porte a una
sperimentazione clinica ''senza rischi'' degli xenotrapianti,
eliminando in primo luogo il problema principale del rigetto. I due
gruppi collaborano in questo campo già da otto anni, sottolinea la
nota. Julia Greenstein, attuale direttore scientifico di
BioTransplant, ne assumerà la direzione.
Quali cittadini malati, comunque, difficilmente possiamo
entusiasmarci alle legittime battaglie delle associazioni per la
protezione degli animali, che a quanto sembra dalla proposta di
legge regionale presentata dal Consigliere Renzo Bossi in Lombardia,
tendono esclusivamente al blocco della ricerca.
La
Dott.ssa Giovanna Lazzari è Direttore di Ricerca di Avantea.
E' ricercatrice nei settori delle cellule staminali
embrionali, dello sviluppo embrionale iniziale e dello
sviluppo di test tossicologici alternativi basati su gameti,
embrioni e cellule staminali. Coordina direttamente l’area
di ricerca relativa all’infertilità bovina in rapporto al
genotipo embrionale e all’interazione tra embrione e
ambiente uterino. E’ laureata in Medicina Veterinaria presso
l’Università degli Studi di Milano, ha svolto la
specializzazione post-laurea a Cambridge (UK), è stata
Presidente della Società Italiana di Embryo Transfer e della
Associazione Europea di Embryo Transfer. E' autrice di oltre
160 pubblicazioni scientifiche su riviste scientifiche
internazionali. E' inoltre responsabile diretta del servizio
di Sessaggio degli embrioni. |
Il Prof. Cesare Galli è laureato in
Medicina Veterinaria e ha svolto un post-dottorato a
Cambridge (UK) dal quale sono scaturiti i suoi molteplici
interessi e contributi scientifici, poi continuati in
Italia, nelle biotecnologie della riproduzione, dalla
produzione di embrioni in vitro fino alla clonazione
somatica nelle specie bovina, equina e suina. Nel 2008 ha
ricevuto il Simmet Award dell’ICAR per la Riproduzione
Animale a testimonianza dei suoi importanti contributi
scientifici e applicativi. E’ stato Presidente della
Associazione Europea di Embryo Transfer. E’ Professore
Associato di Biotecnologie della Riproduzione presso la
Università di Bologna ed è autore di oltre 180 pubblicazioni
su riviste scientifiche internazionali.
Dal
2007 il gruppo guidato da Galli partecipa al progetto europeo Xenome
per lo sviluppo di animali destinati a fornire organi per gli
xenotrapianti. In quest’ambito nascono a Cremona nel maggio del 2008
i primi due maiali europei geneticamente modificati ad hoc. Nello
stesso anno nasce anche il figlio di Prometea, la cavalla clonata, a
dimostrazione dell’assoluta normalità degli animali clonati.
Nella carriera di Cesare
Galli figura anche la collaborazione con Ian Wilmut, il ‘papa’
della pecora Dolly. Una carriera, quella del ricercatore italiano,
costellata di record: suoi sia il primo toro clonato, chiamato
Galileo, ma anche il primo cavallo. Ecco le principali tappe della
sua ricerca:
Risale al settembre del 1999 la nascita di Galileo, il primo toro
clonato al mondo. Il toro è stato riprodotto non utilizzando cellule
dell’epitelio mammario, come la pecora Dolly, ma utilizzando
semplici linfociti, cellule bianche del sangue. Una tecnica nuova
sperimentata da Galli nel laboratorio di tecnologie della
riproduzione (Ltr) alla periferia di Cremona. Nel 2001 nasceranno
poi altri tre cloni di un famoso toro frisone.
E’
nato sempre in Italia, e sempre grazie a Galli, anche il primo
cavallo ottenuto per clonazione, che è anche il primo mammifero al
mondo nato dallo stesso animale donatore delle cellule utilizzate
nel trasferimento nucleare. Si tratta della cavalla Prometea, che
viene alla luce il 28 maggio 2003. Due anni dopo sarà la volta di
Pieraz, il primo cavallo clonato per fini riproduttivi
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Documento della Pontificia Accademia Per la Vita
La prospettiva degli Xenotrapianti
Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche
26.09.2001
Prima che lo xenotrapianto possa diventare una realtà
clinica, è necessario risolvere alcuni problemi pratici.
Uno di essi è il rigetto. Un altro problema è assicurare
il corretto funzionamento del trapianto nel nuovo
ospite, superando la barriera di specie. Inoltre vi è la
necessità di minimizzare la possibilità di introduzione,
attraverso il trapianto, di nuovi agenti infettivi
nell’uomo. Oltre ai problemi scientifici, lo
xenotrapianto solleva poi altre questioni che richiedono
considerazioni di natura teologica, antropologica,
psicologica ed etica, nonché l'esame di problematiche
legali e di questioni procedurali
La problematica relativa alla tutela dell'identità
personale del paziente ricevente costituisce un punto
cardine non solo per l'antropologia filosofica, ma anche
per la teologia morale, come dimostrano alcuni
pronunciamenti ufficiali del Magistero in tema di
xenotrapianti, che la indicano come uno dei criteri
fondamentali di liceità dello xenotrapianto. Prima
Pio XII (Discorso all'Associazione Italiana Donatori di
cornea ed ai Clinici Oculisti e Medici legali, 14 Maggio
1956), successivamente
Giovanni Paolo II (Discorso al
18° Congresso Internazionale della Società dei
trapianti, 29 Agosto 2000), hanno chiaramente
affermato la liceità, in linea di principio, di tale
procedura terapeutica, a condizione che "l'organo
trapiantato non incida sull'integrità dell'identità
psicologica o genetica della persona che lo riceve" e
"che esista la provata possibilità biologica di
effettuare con successo un tale trapianto, senza esporre
ad eccessivi rischi il ricevente". Accanto alla tutela
dell'identità personale, in questi pronunciamenti magisteriali viene indicato un secondo criterio di
liceità dello xenotrapianto: si tratta dell'argomento
del rischio sanitario. Per il resto, dal punto di vista
della teologia morale, valgono per gli xenotrapianti le
condizioni etiche richieste per ogni altro tipo di
trapianto.
La Pontificia Accademia Per la Vita, non ritiene che il documento debba
addentrarsi in questioni procedurali
politico-legislative. Si sottolinea, però, l'importanza
e l'opportunità che si giunga al più presto, attraverso
un reale coordinamento ai vari livelli, alla sostanziale
convergenza della normativa internazionale in materia;
essa, da una parte, deve stabilire le regole per la
prosecuzione della ricerca scientifica, garantendone la
validità e la sicurezza, dall'altra deve vigilare sulla
salute dei cittadini coinvolti e sui potenziali rischi
(soprattutto infettivi) connessi agli xenotrapianti;
inoltre, essa dovrà offrire i criteri per organizzare le
necessarie campagne d'informazione rivolte alla
popolazione intera.
Il documento si conclude col sincero auspicio che lo
sforzo d'indagine profuso da coloro che hanno
collaborato alla stesura - scienziati,giuristi, teologi
e bioeticisti - possa rappresentare un concreto
contributo allo sviluppo della discussione
sull'importante tema degli xenotrapianti, oltre che una
ulteriore espressione della sollecita attenzione della
Chiesa Cattolica nei confronti di problemi connessi con
la malattia e la sofferenza umana.
Il testo completo del documento della Pontificia
Accademia per la vita.
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